VERTIGINE DI TIGLI

Vertigine di tigli, Le parlavo,
Lei ascoltava con sguardo rapito
e tutto il mondo attorno era silenzio.
Soltanto il verdeggiare delle foglie
accompagnava il suo respiro e il mio.

La sera era salita e l’aria mite
ci accarezzava con la mano lieve.
A Lei mi avvicinai, mi sorrideva,
ma poco a poco il fuoco di passione
arse come lava la nostra pelle.
Cercavo trepidante la rugiada
che solamente Lei poteva offrirmi.

Scomparve in un istante il suo sorriso,
d’intorno l’atmosfera di farfalla
si trasformò violenta in uragano.
Io non sapevo e Lei non lo sapeva
che in quell’Inferno c’era il Paradiso.
Rovente miele-ambrosia sconosciuta
fluivano dai fiori del peccato.

La notte se ne andò e il primo raggio
trovò soltanto l’alito dei tigli
e in mezzo al prato una farfalla spenta.

Alessandria, 11 dicembre 2012
Gianni Regalzi
(Da “Silenzi e Pensieri”)
(Dir. Ris. Legge 633 del 1941)