“Valoria” l’antica piazza Tanaro

“Valoria” l’antica piazza Tanaro

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Valoria è la prima denominazione conosciuta di piazza Tanaro: lo precisa anche in un sonetto, il nostro poeta dialettale Crispino Jachino che dice: “…d’ar pont d’Burgò…avnenda chi an Valoria…”.
Tempi lontani di quando ancora la Cittadella non esisteva ed al di là del Tanarosi stendeva con i suoi palazzi e le sue Chiese l’antico popolso rione di Borgoglio. Di quando la parte della città sul Tanaro era ancora quasi al livello del fiume e chi veniva in “Valoria” dal Ponte vedeva bene in alto a sinistra S. M. Di Castello e al fondo della Piazza la bella facciata della Chiesa di San Siro innalzata da una grandiosa gradinata di cui gli alessandrini andavano orgogliosi.

Tutta la contrada sul Tanaro era chiamata “La Val” e la denominazione è ancora spesso usata dai nostri vecchi per indicare appunto la parte terminale di v. Milano la dove si vedeva “u stalon” (Foro Boario, poi ex Gil). Per sfregio Valoria era anche detta la “Val di rat” a motivo delle molte catapecchie che abbiamo visto distruggere nel 1937 intorno alla via Caraglio.
In origine Valoria era chiusa soltanto da due lati: S. Siro e v. Casale di oggi. Da questa parte si andava alla Porta Sotella (exCanottieri) e questo lato vantava case signorili (ancora vediamo il palazzo Prati) e diverse Chiese e Oratori di cui ricordiamo i nomi: S. M. Nova e S. Simone; S.M. dell’Acqualonga e S.M. Dell’Acquanigra; S. Sebastiano e notissimo San Giovanni Decollato la cui Confraternita assisteva i condannati a morte. Di S. Siro, sul lato verso Porta degli Orti, (allora situati dove oggi vediamo il Gasometro), sappiamo che questa Chiesa già figurava in documento del 1169, che sul sagrato recava la stessa colonna che oggi vediamo sulla piazza del Duomo, che fu demolita nel 1831 per ragioni d’ordine militare.
S. Siro era compreso fra due strade tutt’ora ben note: la “Maestra” (v. Milano) sempre movimentata per le sue botteghe e il suo traffico; la “Reale” (v. Vochieri) strada delle cerimonie o, come si diceva, dei Trionfi. Non per nulla i francesi la chiamarono “rue Napoleon”. Sappiamo ancora che fin dal tempo degli Spagnoli all’imbocco del Ponte, vi erano le così dette “Rocchette di Piazza Tanaro”: rinforzate più tardi da altre opere di difesa (sacrificando le Chiese di S. Baudolino e di S. Siro) si presero gran parte della Piazza, limitata al solo Largo che ora vediamo davanti a v. Caraglio (già v. del Bigatto) in parte occupato dal Palazzo a portici.
Un ritorno all’antico si ebbe dopo il 1859; divenute inutili le opere difensive, la piazza riprese il primitivo aspetto. In quell’occasione sulla destra del Ponte quasi sul Tanaro, fu ricavato uno spiazzo per il gioco del pallone, utilizzando taluni lavori fatti eseguire da Napoleone per rendere navigabile il Tanaro sino al Po. Quel campo di gioco fu colmato sul finire del secolo scorso.
Nel 1874 sorse il Foro Boario e la vasta area fu divisa in tre settori; ai lati il mercato del bestiame, e al centro la piazza vera e propria. Nel 1930 il Foro Boario cedeva il posto alla Casa della G:I:L: semidistrutta nel 1943 e che ora dà tanto triste spettacolo si sè. Nel 1937 fu presentato un progetto che conferiva decoro all’importante ingresso della città. Demolendo molte vecchie case venne aperta una comunicazione fra le piazze Tanaro e S. Stefano: Il progetto comprendeva palazzi a portici sia sulla piazza, sia sulla linea di sventramento: fu soltanto un inizio rimasto senza esito.
Oggi la grande piazza di cento anni fa, che nulla ha perduto dell’antico traffico e movimento, è definitivamente ristretta dalle nuove costruzioni sorte sui due fianchi. Anche nel titolo non ha mai avuto fortuna: per qualche secolo fu detta Valoria e Piazza Tanaro; poi sui primi dell’800, il lato verso la città (ex S. Siro) divenne per poco C.so Monferrato; nel 1936 abbiamo la Piazza Biffi; dopo il 1945 Piazza Gobetti. Tuttavia per il popolo che non ha mai seguito queste varianti, quell’ingresso è rimasto sempre “La piasa del Pont”.
Piero Angiolini