Il 10 marzo 1821 sulle mura della Cittadella veniva issato per la prima volta il tricolore.

Il 10 marzo 1821 sulle mura della Cittadella veniva issato per la prima volta il tricolore. Era il segnale. Dalla Cittadella Militare di Alessandria soldati, ufficiali e cittadini iniziarono a marciare in direzione Torino. All’annuncio del pronunciamento di Alessandria, Cesare Balbo comunica a Carlo Alberto che a Palazzo Reale si conta su di lui per ottenere una costituzione qualsiasi; il principe ribatte che la richiesta deve essere avanzata da un ministro. Si presentano Prospero Balbo e Vallesa, il principe promette di farne proposta, se da loro appoggiata, nel Consiglio indetto per la sera. In tale occasione il re Vittorio Emanuele I rifiuta ogni concessione propugnata da Carlo Alberto, da Balbo e da Vallesa, e, al contrario, combattuta da Roburent, da Lodi e da della Valle; tacciono Saluzzo e Brignole. Il re si trattiene con loro sino a tarda notte, quindi delibera un manifesto tranquillizzante, pubblicato l’indomani. Giuseppe Pecchio giunge in Piemonte con denaro avuto da Confalonieri. 11 marzo: al mattino il capitano Vittorio Ferrero, guidando da Carignano 80 soldati, sosta a San Salvario, spiega la bandiera carbonara rossa, celeste e nera. Si uniscono un centinaio di cittadini armati. Di fronte a loro si schierano i reggimenti Guardie e Piemonte Reale. Uno studente ferisce il colonnello Raimondi, della legion leggera. Per sette ore si parlamenta. Alla sera la colonna di Ferrero, vista l’inerzia di Torino, passa su barche il Po davanti al Valentino, e si avvia verso Chieri e Asti. 12 marzo: proclama del re. Di fronte alla sollevazione di Alessandria Vittorio Emanuele I fa appello alla fedeltà dei sudditi, si dice certo che la Santa Alleanza non riconoscerà mai il moto costituzionale, il quale sarà responsabile di una eventuale invasione del Piemonte. Mentre le truppe sono raccolte in Piazza Castello, all’1 pomeridiane tre colpi di cannone dalla Cittadella annunciano che i 300 uomini lì stanziati si pronunciano a favore della rivoluzione e innalzano la bandiera tricolore carbonara. Nella notte circa mille studenti solidarizzano con loro nella Cittadella. Il sergente Rittatore, delle guardie, uccide il luogotenente di artiglieria Des Geneys, comandante la Cittadella, che voleva arringare gli insorti in favore del re. Carlo Alberto viene inviato a parlamentare con gli insorti; al ritorno è circondato dal popolo inneggiante la costituzione. I Cavvalleggeri di Piemonte Reale caricano la folla, una donna rimane uccisa. Grande fermento dentro Palazzo reale. La regina Maria Teresa chiede al re Vittorio Emanuele I di essere nominata reggente con facoltà di proclamare una costituzione. A sera il re Vittorio Emanuele I abdica (senza mettere nell’atto di abdicazione il nome del fratello Carlo Felice) e nomina reggente Carlo Alberto. Al rientro a Palazzo Carignano, Carlo Alberto vi trova i congiurati federati italiani cav. di Castion e avvocato Vismara che gli chiedono la proclamazione della Costituzione di Spagna. La giunta provvisoria di governo proclama benemeriti della patria gli squadroni 3, 4, 5 e 6 del reggimento Cavalleggeri del Re, assegnando promozioni.