STORIA DI UNA CITTA’ TRA DUE FIUMI

Un legame forte e antico con la città

 

C’era una volta il Tanaro dei pescatori, delle baracche, dei mulini, dei pontili e dei traghetti. C’era una volta il Bormida delle spiagge affollate e delle feste domenicali sul suo greto. Il Bormida “dell’acqua che si poteva bere” e dove si faceva il bagno, “quasi come al mare”. Alessandria e i suoi due fiumi. Un rapporto di amore e odio. Pesca e alluvioni. Sorrisi e allegria, lacrime e dolore. Dal Novembre ’94 sono passati parecchi anni ma nella memoria degli alessandrini, sembra ieri. Come non dimenticare quello che è accaduto: il placido fiume che cambia improvvisamente volto e si trasforma in uno spietato assassino, distrugge e si ritira lasciando alle spalle un’Alessandria incredula e in ginocchio. Ma dopo aver fatto il conto dei danni e aver sepolto le vittime di quella tragedia, dopo aver ricostruito le case, riaperto le fabbriche e i negozi, quando è giunto il momento di riflettere su quanto è accaduto quella maledetta domenica di Novembre, è stato quasi inevitabile fare una serie di considerazioni sul rapporto che, dall’ormai lontano 1168, abbiamo con quelle due strisce d’acqua che cintano la città. La prima, che “la natura è più forte dell’uomo, e la terra è di proprietà del fiume che se la riprende”. E poi che di Bormida e Tanaro non bisogna avere paura ma piuttosto rispetto. Se possibile, la tragedia del ’94 ha reso ancora più saldo il legame che esiste, ad esempio, tra gli Orti e il Tanaro, tra gli abitanti e il fiume. Abbiamo capito, probabilmente troppo tardi, ma è già molto ammettere i propri errori, che i fiumi più che temuti vanno rispettati. Abbiamo così riscoperto che Tanaro e Bormida non sono soltanto una presenza quotidiana cui guardiamo distrattamente dai finestrini della nostra auto. Non soltanto zanzare e inquinamento. Sono corsi d’acqua attorno ai quali si levano pioppi, salici, ontani e robinie e lungo le cui rive vivono e nidificano aironi cinerini, germani reali, il picchio verde e il martin pescatore. Ci siamo ricordati quello che raccontavano i nostri nonni, cioè quando il fiume era una fonte di sostentamento per gli alessandrini, tanto che le donne il lunedì andavano al mercato a vendere i pesci che i loro uomini avevano catturato. Queste poche righe ci permettono di guardare con un po’ di nostalgia agli anni in cui Tanaro e Bormida davano gioia e divertimento agli alessandrini e ripercorrendo la storia (altre volte, non dimentichiamolo, costellata di tragedie) di rammentare ai ragazzi quello  che forse, e forse non soltanto loro, non sanno: che i nostri fiumi (e i nostri ponti….) sono un patrimonio straordinario che va conservato e, soprattutto, rispettato.   tanaro146