Via XX Settembre

Via XX Settembre. (Già Cavalott setember)
Via XX Settembre. (Già Cavalott setember)

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ALESSANDRIA - VIA XX SETTEMBRE - 1952.
ALESSANDRIA – VIA XX SETTEMBRE – 1952.

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Corso XX Settembre #2 [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina

Per molti alessandrini una cartolina dell’Alessandria del tempo che fu è un’emozione unica. Emozione per i molteplici significati che la cartolina racchiude un sé. Può mostrare uno scorcio completamente diverso da quello che si può osservare oggi, può lasciar rivedere l’Alessandria che si è conosciuta da bambini, la casa in cui si è stati per una vita… o mostrare persone che ci hanno preceduto, magari anche un vecchio conoscente o addirittura un parente.

Per chi colleziona cartoline, oltre a tutte le caratteristiche appena accennate, la visione di un nuovo soggetto può far gola in quanto è un pezzo mancante in collezione, o per il motivo che si ha la soddisfazione di scoprire una veduta di cui si ignorava l’esistenza o semplicemente può trasmettere la  gioia di poter rivedere una cartolina che già si conosceva; soddisfazione condivisa con chi questa città la vive, la abita, la ama.

Personalmente posso affermare che la cartolina che presento oggi racchiude qualcosa in più oltre a tutte le particolarità che ho appena elencato.

Proprio in uno dei palazzi raffigurati in questo soggetto abitava un grande alessandrino appena scomparso, un amico, il mio amico Antonio Silvani.

Le cronache di queste due ultime settimane hanno risuonato di questo triste evento per ricordare la figura di un signore, di questo amico che purtroppo prematuramente ci ha lasciati.

Per parlarne ancora – e lo rifarò tante altre volte in futuro – ho pensato di pubblicare anche nella rubrica di oggi proprio questo scorcio di Corso XX Settembre. Cartolina anni ’20.

Pista---Corso-XX-Settembre

Questa strada, come tutti sanno, appartiene al quartiere Pista, luogo tanto amato dall’amico Antonio.

Come si può osservare per confronto diretto con la situazione attuale, la città ci ha guadagnato in numero di abitazioni ma appare evidente anche all’occhio dell’osservatore più sprovveduto e più superficiale come la bellezza del ‘900architettonico alessandrino sia stato bellamente annientato con la costruzione di un osceno scatolone in cemento armato. E purtroppo di costruzioni analoghe ne sono sorte moltissime altre in tutto il quartiere. Troppe.

XX_settembre_oggiNon me ne vogliano gli abitanti di questo palazzo (e di moltissimi altri) ma ritengo che sacrificare la bellezza architettonica e artistica di questo quartiere non sia stata una scelta degna di appassionati alessandrini e dei buongustai del bello, bensì di biechi speculatori. Condanno sicuramente i committenti ma in primo luogo i politici e i tecnici preposti che a suo tempo hanno dato il via libera a questo abominio. E non aggiungo altro in quanto i lettori non hanno bisogno di altre spiegazioni in merito o di motivazioni.

Nell’alloggio di una di queste case (uno dei più antichi palazzi del Corso, risalenti ad un secolo fa) ha concluso la propria esistenza Antonio Silvani, alias S. E. Hildebrandus Aracnicus I°, l’ultimo Pontefice Massimodella Goliardia alessandrina; in quella sua abitazione spesse volte ospitava amici – come il sottoscritto – che amava intrattenere in allegre serate.

Per molti lettori questa cartolina può dire tante cose e per altri, come me, può raccontare anche qualcosa di più.

Una delle finestre che si affacciano sul Corso spesse volte la notte era illuminata e in quell’ambiente Antonio con Alfio (predecessore di Antoniocome Pontifex della Goliardia alessandrina – in anni ancor più lontani – con il nome di battaglia Attila il Cruento) ed il sottoscritto si intrattenevano raccontando cose interessanti del passato e memorie divertenti, scambiandosi pareri e inoltre organizzando serate di spettacoli e di poesie dialettali. Molte di quelle sere trascorrevano nell’organizzazione del Concorso di poesia dialettale FozziLocardi.

Concludo dicendo che sta per andare in porto la sesta edizione del Concorso; chi ama il dialetto (e soprattutto chi ama scrivere in dialetto) fa ancora in tempo a partecipare all’edizione di quest’anno inviando una o più opere inedite alla Redazione de Il Piccolo.

Il Concorso Fozzi – Locardi, fortemente voluto incoraggiato e sostenuto da Antonio, andrà ancora avanti, ma ora non sarà più come prima…

Tony Frisina (febbraio 2016)

http://mag.corriereal.info/wordpress/2016/01/31/corso-xx-settembre-2-un-tuffo-nel-passato/

Corso XX Settembre #3 [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina.

Ogni oggetto che ci capita tra le mani in qualche modo può ricordarci qualcosa. Qualunque cianfrusaglia è in grado di portarci a ricordi anche molto lontani nel tempo e lontani dal luogo in cui si vive.

Nel bagaglio dei ricordi sono conservati milioni di momenti vissuti o visti o anche soltanto raccontati da altri e quindi ognuno, in presenza di un oggetto, è in grado di ricordarne le evocazioni.

Una fotografia questo potere lo ha intrinseco ancor più di quanto non lo abbiano altri oggetti.

Una immagine può anche appartenere ad una cartolina ed in questo caso appare evidente come oltre ai ricordi suscitati dall’immagine possano intervenire anche altre rimembranze. L’amico o il parente che ci ha spedito il suo pensiero da lontano e il momento esatto della nostra vita in cui questo pensiero è giunto a noi.

Naturalmente anche oggi parliamo di cartoline.

Colgo questa occasione per scusarmi per aver proposto – la scorsa settimana – una cartolina che già era stata da me commentata ampiamente in precedenza, seppure con finalità e motivazioni diverse.

Cartolina---Corso-XX-Settembre

Voglio restare ancora in Corso XX Settembre e quindi nel quartiere Pista per onorare ancora una volta il ricordo di un amico che non c’è più: Antonio Silvani.

Lo voglio fare con una splendida cartolina appartenente ai primissimi anni del secolo scorso. All’incirca potrebbe essere collocata intorno al 1910/1920. Il quartiere era appena sorto da pochi anni, in pratica da quando i vecchi bastioni che proteggevano la città sono stati abbattuti in quanto divenuti inutili.

Non occorre un genio per capire che tra l’immagine antica e il mondo attuale sia passato soltanto un secolo ma che questo lasso di tempo abbia portato tanti cambiamenti sotto il profilo architettonico ma anche e soprattutto per quanto riguarda l’aspetto umano.

La cartolina svela un mondo provinciale, quasi un’atmosfera da paese, se non fosse per una strada troppo larga con un viale al centro per dividere le carreggiate dei due sensi di marcia.

E poi i due signori, uno sicuramente abitante in zona e l’altro probabilmente di passaggio nell’ora in cui il fotografo era alle prese con il suo apparecchio fotografico a soffietto e con il negativo su lastra di vetro. Quattro bambini fermi a curiosare l’opera del fotografo e che inconsapevolmente si sono donati in questo modo alla storia; forse unica testimonianza tangibile, ormai, del loro passaggio su questa terra…

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La stessa zona raffigurata dalla cartolina d’epoca attraverso le Mappe di Google.

Del bel palazzo con i balconi in cemento ne esiste solo la prima metà, quella verso l’osservatore. Il resto è stato scelleratamente abbattuto diversi anni orsono.

Del primo palazzo di cui si può vedere solo una modesta porzione ormai non resta che il ricordo… e così è stato per molti altri palazzi e ville di tutto il bellissimo (una volta) quartiere.

Anche in questo caso non occorre ascoltare uno studioso o un luminare per capire che ancora una volta ci troviamo davanti ad un ennesimo sacrilegio. Certamente chi ha voluto questo cambiamento non amava a sufficienza la città.

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L’evidente contrasto tra il vecchio ed il nuovo. Delude vedere come orrende costruzioni abbiano preso il posto di gradevolissimi palazzi d’epoca. Al cattivo gusto non c’è mai rimedio.

Per corredare il servizio di oggi e rendere giustizia alla cartolina e alla memoria di ciò che raffigura ho pensato di attingere diversi scorci della medesima zona e rendere così più semplice il confronto diretto con il prima e l’attuale.

Su Alessandria e sulla sua salvaguardia Antonio si è sempre battuto come un leone, mettendoci la faccia e avendo sempre il coraggio di dire quel che pensava. Come su tutto ciò di cui si occupava.

Sull’amore per la nostra città Antonio ed io ci siamo sempre trovati d’accordo.

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Alzando lo sguardo al cielo per ammirare la metà dell’antico e superbo palazzo dei primi del ‘900. L’altra parte è stata sacrificata in nome del progresso… e del Dio denaro. Orrende speculazioni edilizie hanno decretato la fine di gran parte di pregevoli edifici in tutta la città ed in particolare proprio nel quartiere Pista.

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Un particolare architettonico ingrandito per poter osservare con quanto gusto il progettista abbia saputo progettare il delizioso palazzo condominiale d’epoca.

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