Uomo in carrozzella – Palazzo del Littorio

di Tony Frisina. Collezionando cartoline antiche lungo il corso di innumerevoli anni si acquisisce un’esperienza tale sull’argomento per cui – sia pur senza volerlo – ci si ritrova a conoscere la storia della propria città (che abbraccia almeno un secolo, il ‘900) o di altre realtà, a seconda di quelli che sono i temi del proprio interesse. Vorrei però aprire una parentesi su questa affermazione. La storia, la Storia Patria e quella che riguarda la propria città sono già molto ben conosciute, studiate e divulgate. La storia di cui invece voglio parlare, quella che si può scoprire grazie ad una semplice cartolina o ad una fotografia o anche per merito di un qualsiasi pezzo di carta d’epoca – molto spesso è la storia minuta, quella dei piccoli fatti quotidiani che si intersecano con la Grande Storia, con quella che tutti conoscono. Ciò che si può arrivare a conoscere attraverso gli elementi a cui poco prima ho fatto cenno è il racconto – a volte impalpabile, altre volte più corposo – di un momento, di un luogo e di un fatto, di una persona o di una famiglia. Andando alla ricerca di cartoline, ci si imbatte con frequenza anche in vecchie fotografie; queste ultime, durante quasi tutto il corso del ‘900, hanno lo stesso formato e sovente – esattamente come avviene per le cartoline – sono scritte, affrancate e spedite. Se ne trovano moltissime (e forse sono la maggioranza) di nessun valore paesaggistico, storico, geografico. Qualche volta càpita invece che i soggetti, il luogo fotografato ed il preciso momento dell’evento, siano di altissimo interesse storico, sia pur soltanto di rilevanza locale. L’importanza di certe fotografie viene amplificata all’ennesima potenza dai dati d’epoca che a volte sono aggiunti al verso: eventuali scritte e annotazioni, indirizzi, timbri ed altro ancora sono elementi importanti. Tutto questo preambolo per arrivare a presentare la fotografia che oggi ci piace mostrare agli affezionati lettori della nostra Rubrica. Quando mi è capitata tra le mani questa interessante immagine ho avuto subito certezza di quale fosse il luogo ritratto. Il timbro a secco apposto sul supporto cartaceo lascia leggere la scritta Foto Moderna / Alessandria. È sufficiente leggere questa scritta per individuare città sede del fotografo e contemporaneamente capire l’esatta ubicazione di quest’angolo, seppure ne sia inquadrata soltanto una piccola porzione. Si erano già viste innumerevoli immagini del Palazzo del Littorio (o Casa Littoria) per cui è facile dare una collocazione a questa istantanea anche aiutati dal fatto che il Palazzo in questione esista ancora e, ancor oggi, non sia molto dissimile dalle sue rappresentazioni fotografiche di un tempo). Fotografie e cartoline antiche di questo palazzo se ne vedono e se ne conoscono a decine e quasi sempre il punto più fotografato è – come in questo caso – nelle adiacenze dell’ingresso. Le particolarità che rendono questa immagine degna di attenzione e di studio sono il gruppo di persone, gli uomini in divisa, le donne in gramaglie e soprattutto l’invalido in carrozzella. Come scrivevo poco sopra sono importantissime le scritte, che grazie ai nomi e alle date hanno potuto rimarcare ed arricchire non solo l’esatta collocazione del luogo, ma spiegare anche l’occasione in cui questo scatto fotografico è stato eseguito. Ecco cosa recitano le scritte al verso: Per la cara amica Palmira Biffi a ricordo del 4 Novembre Ventennale della Vittoria della Grande Guerra / Anna Marietta Marsicano / 4 – 9 – 1938 XVII. [1] Il destinatario della fotografia (spedita in busta e quindi non affrancata) è Palmira Ratti vedova Biffi, madre della Medaglia d’Oro Francesco Biffi, morto in Africa Orientale Italiana il 17 febbraio 1937.[2] Vorrei sottolineare come non sia semplice scoprire, soltanto attraverso l’analisi particolare di questa immagine, chi siano le persone ritratte e se quelle menzionate nelle annotazioni siano presenti in fotografia. Occorrerebbe fare una ricerca approfondita, intraprendere uno studio ulteriore anche comparando questa con altre fotografie analoghe cercandole anche fra le pagine di riviste e giornali pubblicati nel corso degli anni di cui si sta parlando in questa sede. Personalmente credo che le signore vestite a lutto (ma sembrano tutte vestite di nero…) e che espongono sul bavero del cappotto vistose medaglie possano essere vedove o madri di caduti. In particolare ve n’è una – una delle tre – che sul petto ha soltanto una medaglia che riflette la luce in maniera molto vivace e in modo più significativo rispetto a tutte le altre medaglie esibite. Mi verrebbe da supporre che proprio questa signora possa essere la madre di Francesco Biffi­. Spero che un lettore curioso e più testardo di tutti quanti possa intervenire e portare un nuovo pensiero in merito, una diversa supposizione. Il centro d’attenzione del quadretto è sicuramente l’invalido in carrozzella. Anche su questa persona si possono fare solo supposizioni, nient’altro che delle supposizioni, non avendo altro su cui appoggiare una precisa tesi. Ritengo verosimilmente possa trattarsi di un invalido del conflitto 1915-1918. L’età non più rosea e due conti fatti lasciano proprio supporre ciò che ho espresso. Mi piacerebbe che anche i lettori, gli storici e gli appassionati o semplicemente i curiosi dicessero la loro, in maniera da aggiungere a questa immagine – se non certezze – almeno qualche altra e diversa ipotesi a cui non si è ancora pensato. ______________________________________________ [1] Risulta essere un fatto strano, sul verso della fotografia, la presenza della data del 4 – 9 – 1938 come riferimento al Ventennale della Vittoria. Verosimilmente potrebbe trattarsi di un errore di annotazione. (Il numero nove  invece di novembre?) [2] Avevamo già parlato di Francesco Biffi nella nostra Rubrica; per chi volesse approfondire ecco il pezzo.
di Tony Frisina.<br />Collezionando cartoline antiche lungo il corso di innumerevoli anni si acquisisce un’esperienza tale sull’argomento per cui – sia pur senza volerlo – ci si ritrova a conoscere la storia della propria città (che abbraccia almeno un secolo, il ‘900) o di altre realtà, a seconda di quelli che sono i temi del proprio interesse. Vorrei però aprire una parentesi su questa affermazione.
La storia, la Storia Patria e quella che riguarda la propria città sono già molto ben conosciute, studiate e divulgate. La storia di cui invece voglio parlare, quella che si può scoprire grazie ad una semplice cartolina o ad una fotografia o anche per merito di un qualsiasi pezzo di carta d’epoca – molto spesso è la storia minuta, quella dei piccoli fatti quotidiani che si intersecano con la Grande Storia, con quella che tutti conoscono. Ciò che si può arrivare a conoscere attraverso gli elementi a cui poco prima ho fatto cenno è il racconto – a volte impalpabile, altre volte più corposo – di un momento, di un luogo e di un fatto, di una persona o di una famiglia.
Andando alla ricerca di cartoline, ci si imbatte con frequenza anche in vecchie fotografie; queste ultime, durante quasi tutto il corso del ‘900, hanno lo stesso formato e sovente – esattamente come avviene per le cartoline – sono scritte, affrancate e spedite. Se ne trovano moltissime (e forse sono la maggioranza) di nessun valore paesaggistico, storico, geografico. Qualche volta càpita invece che i soggetti, il luogo fotografato ed il preciso momento dell’evento, siano di altissimo interesse storico, sia pur soltanto di rilevanza locale. L’importanza di certe fotografie viene amplificata all’ennesima potenza dai dati d’epoca che a volte sono aggiunti al verso: eventuali scritte e annotazioni, indirizzi, timbri ed altro ancora sono elementi importanti.
Tutto questo preambolo per arrivare a presentare la fotografia che oggi ci piace mostrare agli affezionati lettori della nostra Rubrica.
Quando mi è capitata tra le mani questa interessante immagine ho avuto subito certezza di quale fosse il luogo ritratto. Il timbro a secco apposto sul supporto cartaceo lascia leggere la scritta Foto Moderna / Alessandria. È sufficiente leggere questa scritta per individuare città sede del fotografo e contemporaneamente capire l’esatta ubicazione di quest’angolo, seppure ne sia inquadrata soltanto una piccola porzione.
Si erano già viste innumerevoli immagini del Palazzo del Littorio (o Casa Littoria) per cui è facile dare una collocazione a questa istantanea anche aiutati dal fatto che il Palazzo in questione esista ancora e, ancor oggi, non sia molto dissimile dalle sue rappresentazioni fotografiche di un tempo).
Fotografie e cartoline antiche di questo palazzo se ne vedono e se ne conoscono a decine e quasi sempre il punto più fotografato è – come in questo caso – nelle adiacenze dell’ingresso. Le particolarità che rendono questa immagine degna di attenzione e di studio sono il gruppo di persone, gli uomini in divisa, le donne in gramaglie e soprattutto l’invalido in carrozzella.
Come scrivevo poco sopra sono importantissime le scritte, che grazie ai nomi e alle date hanno potuto rimarcare ed arricchire non solo l’esatta collocazione del luogo, ma spiegare anche l’occasione in cui questo scatto fotografico è stato eseguito.
Ecco cosa recitano le scritte al verso: Per la cara amica Palmira Biffi a ricordo del 4 Novembre Ventennale della Vittoria della Grande Guerra / Anna Marietta Marsicano / 4 – 9 – 1938 XVII. [1]
Il destinatario della fotografia (spedita in busta e quindi non affrancata) è Palmira Ratti vedova Biffi, madre della Medaglia d’Oro Francesco Biffi, morto in Africa Orientale Italiana il 17 febbraio 1937.[2]
Vorrei sottolineare come non sia semplice scoprire, soltanto attraverso l’analisi particolare di questa immagine, chi siano le persone ritratte e se quelle menzionate nelle annotazioni siano presenti in fotografia. Occorrerebbe fare una ricerca approfondita, intraprendere uno studio ulteriore anche comparando questa con altre fotografie analoghe cercandole anche fra le pagine di riviste e giornali pubblicati nel corso degli anni di cui si sta parlando in questa sede.
Personalmente credo che le signore vestite a lutto (ma sembrano tutte vestite di nero…) e che espongono sul bavero del cappotto vistose medaglie possano essere vedove o madri di caduti. In particolare ve n’è una – una delle tre – che sul petto ha soltanto una medaglia che riflette la luce in maniera molto vivace e in modo più significativo rispetto a tutte le altre medaglie esibite. Mi verrebbe da supporre che proprio questa signora possa essere la madre di Francesco Biffi­. Spero che un lettore curioso e più testardo di tutti quanti possa intervenire e portare un nuovo pensiero in merito, una diversa supposizione.
Il centro d’attenzione del quadretto è sicuramente l’invalido in carrozzella. Anche su questa persona si possono fare solo supposizioni, nient’altro che delle supposizioni, non avendo altro su cui appoggiare una precisa tesi. Ritengo verosimilmente possa trattarsi di un invalido del conflitto 1915-1918. L’età non più rosea e due conti fatti lasciano proprio supporre ciò che ho espresso. Mi piacerebbe che anche i lettori, gli storici e gli appassionati o semplicemente i curiosi dicessero la loro, in maniera da aggiungere a questa immagine – se non certezze – almeno qualche altra e diversa ipotesi a cui non si è ancora pensato.
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[1] Risulta essere un fatto strano, sul verso della fotografia, la presenza della data del 4 – 9 – 1938 come riferimento al Ventennale della Vittoria. Verosimilmente potrebbe trattarsi di un errore di annotazione. (Il numero nove invece di novembre?)
[2] Avevamo già parlato di Francesco Biffi nella nostra Rubrica; per chi volesse approfondire ecco il pezzo.