UN CIMITERO DI TRENI ALLO SCALO DI ALESSANDRIA

Un cimitero di treni allo scalo di Alessandria. Parcheggiati centinaia di vagoni rotti e dismessi

Le Fs confermano: “Perché Alessandria? Dopo Bologna è la più grande area ferroviaria d’Italia”Rotti, bruciati, vecchi: i vagoni dismessi si stanno accumulando, sempre più velocemente negli ultimi mesi, allo scalo di Alessandria in quello che sta diventando ormai un vero e proprio «cimitero» di treni.

 

Il popolo della stazione – pendolari, operai, macchinisti, agenti di polizia – assiste all’aumento quotidiano di carrozze fatiscenti che lambiscono lo scalo passeggeri, in quella fetta di città che sarebbe dovuta diventare il grande hub per lo smistamento delle merci collegato ai porti di Genova e Savona, infrastruttura progettata dalla Fondazione Slala per un investimento di 60 milioni di euro circa (1 milione di superficie e un fascio di 42 binari). Disegno rimasto al palo. Oggi – come si vede nella foto aerea -, al posto del retroporto, c’è questo «limbo» per vagoni in attesa di essere smantellati. Sono di Intercity, ma anche Regionali, di Trenitalia e di Trenord, la maggior parte in arrivo da Torino. Le Ferrovie confermano: «Si tratta di una sistemazione provvisoria: i treni restano lì prima di essere smistati nei siti specializzati alla demolizione». Perché proprio Alessandria? Forse perché dopo Bologna è il più grande scalo di Italia, ma anche perché è un’area in grado di ospitare tanti vagoni «in assenza di criticità – puntalizzano ancora dalle Ferrovie -. Vengono fatti anche controlli periodici perché la zona resti sicura».

 

Emergenza profughi

La paura, e il rischio concreto vista l’emergenza degli ultimi anni, è che il cimitero di treni si trasformi in ostello improvvisato per disperati, clochard e clandestini. È successo in passato (a testimoniarlo, anche una troupe di Striscia la Notizia) e con molti meno mezzi «parcheggiati». Al momento non ci sono accampati, il fenomeno è tipico dei mesi invernali, ma tracce di bivacchi sì. «Le porte sono state chiuse ermeticamente e anche in questo senso ci sono monitoraggi continui», è la versione delle Ferrovie. Materassi, stracci, cocci di bottiglie di birra, sigarette, ciabatte però sono abbandonati anche in carrozze con le porte sprangate. Si notano dai finestrini rotti. Per sapere se qualcuno è entrato di recente basta vedere le tracce dei sentieri ricavati tra l’erba alta. Il problema sarà l’inverno, una stagione anomala rispetto agli altri anni per via dei tanti profughi ospitati in provincia: se la rete dell’assistenza dovesse difettare, quella fetta di città rischia di diventare il dedalo ideale per nascondersi. Non sarebbe la prima volta: ogni anno gli agenti della Polfer organizzano faticosi, e pericolosi, «repulisti». Solo che questa volta dovrebbero farlo non più tra una decina di vagoni dismessi, ma tra centinaia. Duecento circa se ne contavano dall’alto nei giorni scorsi.

 

«Non c’è rischio amianto»

Su un aspetto le Ferrovie rassicurano, prima che all’inquietudine dello scenario, si aggiunga pure la paura per la salute degli alessandrini: «I vagoni sono vecchi, ma non c’è alcun rischio amianto: sia molto chiaro..».

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