Se gli anni della fine Ottocento e dei primi Novecento sono stati quelli dell’industriosità produttiva, accanto ai templi ormai consacrati del lavoro (la Borsalino, la Savio, la Bonardi, la Bonicelli, la Maino, i calzaturifici), in ossequio all’antico detto “panem et circenses” non potevano mancare i ritrovi del divertimento: i cafè chantant, le prime sale cinematografiche, i teatri. Dopo il Municipale, uno dei più frequentati fu il Teatro Finzi (in Piazza Vittorio Veneto, ai giorni nostri anche sede della Telecom), che in seguito assunse il nome di Teatro Verdi e poi, negli anni ’20, “del popolo”. Il 3 agosto 1922 però, il Fascismo, che allora si stava imponendo anche on la violenza delle famigerate squadracce, lo distrusse quasi interamente, incendiandolo. Dopo una parziale ricostruzione, divenne sede dell’Istituto Musicale; distrutto nuovamente da un bombardamento nel 1944, del vecchio teatro non v’è più traccia evidente.
