La storia del ponte Tanaro – il nuovo ponte Cittadella

Continua la storia del ponte sul Tanaro per collegare Alessandria con la Cittadella. Un viaggio nel tempo che ci ha portato dopo diverse settimane all’incarico a Richard Meier per la progettazione di un passaggio nuovo al posto di quello del 1891. Il Cittadella, quando Meier riceve l’incarico nel 1998 con il collaboratore italiano Dante Benini, è ancora in piedi, “nonostante le leggi abbiano sancito la sua inadeguatezza, siano giunte le risorse dallo Stato, 15 miliardi di lire, per costruire il nuovo ponte e continuamente le autorità competenti tirino le orecchie al Comune di Alessandria che recalcitra nel decidere l’abbattimento”. Ci vorranno 14 anni, tre sindaci, due nuovi ponti costruiti come il Tiziano e il rifacimento del Forlanini, almeno una piena all’anno da cuore in gola, la tragedia sfiorata il 27-28 aprile 2009, 6mila persone evacuate dal quartiere Orti e la minaccia di fare saltare in aria il ponte in piena notte, per far inclinare “a una decisione che vede concordi tutte le istituzioni: il Comune, la Provincia, lo Stato con la Protezione Civile, la Regione, l’Autorità di bacino, addirittura la Sovrintendenza, che si era opposta per anni, il TAR Piemonte. Tanto concordi al punto che ognuno mette una parte di finanziamento per raggiungere i 18 milioni di euro che costituiscono la base d’asta per costruire il nuovo ponte”.
È la storia di un progetto, come al solito contrastato e inzuppato di polemiche nella città “che vorrebbe tutto, senza perdere nulla: il ponte vecchio e la sicurezza dalle piene del Tanaro; il ponte nuovo, ma subito, senza perdere tempo e a prezzi stracciati”. La storia dell’abbattimento che si intreccia con quella del nuovo ponte, con da una parte i negazionisti, che non vogliono neppure sentire parlare di Meier e della sua opera; accanto il sottogruppo di concittadini che accetterebbero un nuovo ponte, l’importante è che non sia il Meier; per chiudere con coloro che vorrebbero maggiore sicurezza e a cui il Meier sembra anche un investimento sulla nuova città che dal dopo alluvione sta emergendo. Vinceranno alla lunga questi ultimi, che vedranno abbattuto il Cittadella nell’agosto-settembre 2009 e attenderanno ancora qualche anno per vedere l’agognato ponte Meier finalmente realizzato.
L’idea è quella di un ponte strallato, con un grande arco, retto da un pilone centrale inclinato a far quasi da contrappeso. Il ponte è in curva ed è composto da una passerella pedonale in legno e da un piano viabile dedicato agli autoveicoli. Un grande slargo con un oblò che guarda la piazza sottostante a quota-fiume è il modo in cui il ponte accoglie i suoi utilizzatori. Finalmente il fiume si potrà fruire scendendo nelle piazze attaccate alle due sponde che consentiranno di giungere a contatto con l’acqua.
La passerella pedonale si interrompe in larghezza, dopo una lieve rastremazione, creando una sorta di balconata-belvedere al centro del fiume. Il ponte è in ferro, di colore bianco come la maggioranza delle opere di Meier.
Purtroppo però un ponte del genere ha problemi strutturali. Ci lavora su la Ove Arup & Partners di Londra, uno dei più grandi studi di ingegneria del Mondo, con progetti in 100 paesi diversi, uffici nei cinque continenti e, pur rispettando le indicazioni originarie di Meier, cambia un poco il volto del ponte.
Il nuovo progetto, che poi sarà il definitivo, quello che si realizzerà in questi giorni, mantiene le caratteristiche essenziali del primo progetto. L’arco però è più imponente, si raddrizza di poco la curvatura, sparisce il pilone centrale, ma rimane la passerella, che però perde l’oblò e il balcone belvedere. Il 10 maggio del 2000 il progetto definitivo verrà presentato agli alessandrini alla presenza di Meier, degli strutturalisti di Arup e di Dante Benini. E proprio a lui lasciamo concludere questa nostra succinta storia dei ponti sul Tanaro tra città e Cittadella. Diamo voce, quindi, a Dante Oscar Benini, che tanta parte ha avuto nel progetto e che è anche l’architetto che ha dato forma al parking pubblico di via Parma: “Immaginatevi il giorno dell’inaugurazione quando porteremo 200 metri di persone su una larghezza di 16 con i bambini che corrono in rollerblade (…) Immaginiamo di incrociare la gente, di sentirne lo scalpitio sul parquet (…). È la differenza che c’è tra un corridoio e un patio. Il patio è un momento d’incontro, il corridoio un momento di passaggio. Ecco per noi questa è una piazza appesa sul fiume”.
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