Secondo il Chenna, nel catalogo delle chiese alessandrine del 1350 si trovano registrate cinque «chiese di spedale».

Nell’immagine: Ubicazione di alcune “Chiese di Spedale” di Alessandria nel 1500. Tratto come il testo da Storia dell’Ospedale dei santi Antonio e Biagio di Alessandria di G. Maconi

Secondo il Chenna, nel catalogo delle chiese alessandrine del 1350 si trovano registrate cinque «chiese di spedale» (cioè chiese con annesso un ospedale): quella di san Lazzaro (ecclesia s. Lazari o ecclesia s. Lazari de Marengo), situata nel quartiere Marengo; quella di san Cristoforo (ecclesia s. Christophori de porta Januae o Januensis), situata nel quartiere Gamondio e chiamata anche Xenodochium et rectoriam s. Christophori extra portam genuensem; quella di san Giovanni (ecclesia s. Joannis hospitalis de porta Alexii), chiamata anche Hospitale de porta Alexii; quella di san Cristoforo (ecclesia s. Christophori de Bergoglio), chiamata anche Hospitale s. Christophori); quella di sant’Antonio. Queste tre ultime erano situate nel quartiere Bergoglio.
Oltre alle cinque ricordate dal Chenna, ne esistevano altre sei: quella dei santi Giacomo e Filippo o della Santissima Trinità nel quartiere Marengo; quelle di sant’Antonio, di san Biagio e di san Giacomo degli Spagnoli nel quartiere Rovereto.
La presenza in quell’epoca di un così elevato numero di ospedali potrebbe oggi apparire inverosimile, se non si fosse a conoscenza delle dimensioni e delle funzioni che avevano le strutture che allora venivano chiamate ospedali. Si trattava infatti, come si è già più volte ricordato, di costruzioni dalle dimensioni molto modeste, costituite da pochi locali (3 o 4 al massimo), capaci di accogliere un numero ridotto di persone (raramente superavano la decina), per lo più pellegrini, che passavano per Alessandria, diretti a importanti centri religiosi, o da vecchi, indigenti, orfani, bambini abbandonati o da qualche ammalato. Fra tali strutture solo poche disponevano di medici e svolgevano funzioni di luoghi di cura per ammalati, come avviene oggi. Quindi, pur essendo numerose, erano incapaci di sopperire alle necessità di una popolazione come quella alessandrina, che, come si è più volte ricordato, era in grande maggioranza denutrita e facile preda di malattie.