Quel “pallone gonfiato” di Celestino Usuelli: pioniere dell’aviazione e dirigibilista

In Alessandria parlare di Borsalino e Usuelli significa parlare del celebre cappellificio ma per i meno giovani significa anche qualcos’altro legato al nome degli Usuelli.
Infatti, se è nota l’attività di Teresio Usuelli (1914 – 1983) nel promuovere il nome del cappello Borsalino nel mondo, dopo la morte dei fondatori, Giuseppe e Teresio Borsalino, molto meno nota oggi, l’attività svolta dal padre, Celestino Usuelli (1877) morto in seguito ad un incidente stradale a San Germano Vercellese, nel 1926.
Una morte banale per uno come lui che scalò le più alte vette delle Ande. Nel 1901 fu il primo alpinista a scalare la vetta del vulcano Chachani (Perù), alto 6.075 metri; nel 1903 fu il secondo a scalare il vulcano ecuadoriano del Chimborazo (m. 6.310).
Tornato in Italia, fu affascinato dai dirigibili e divenne uno dei primi temerari dirigibilisti italiani come Marcello Arlotta, e Giovan Battista Pastine, mentre in Germania si cimentavano Hugo Eckener, e Peter Strasser.
Fra le sue imprese, il raid Torino-Milano del 14 novembre 1911, compiuto in poco meno di cinque ore di navigazione aerea nonostante un forte vento contrario.
Ecco il testo dell’articolo tratto da “La Stampa Sportiva” di Torino del 19 novembre 1911:
“Martedì mattina, 14 corrente, alle ore 11 e mezza è partito da Torino per Milano, innalzandosi dalla Piazza d’Armi Nuova. Nella navicella, oltre al sig. Usuelli, si trovavano i i signori Fiori e Martinolo. Le manovre della partenza si svolsero in modo perfetto e nonostante un forte vento contrario, l’aeronave iniziò felicemente il suo viaggio, il quale sarà forse fatto un po’ più lento dalle contrarie condizioni atmosferiche. Il dirigibile è seguito fino a Milano da una automobile dello stesso sig. Usuelli e da due altre automobili del cav. Ceirano.
Al momento di andare in macchina l’Usuelli ci telegrafa da Milano: 14 – ore 18,40: “Il dirigibile, azionato da motore SPA, è giunto benissimo a Milano. E’ disceso al Gazometro. Il viaggio si è effettuato in ore 4 e 50’ nonostante il vento sempre contrario. Funzionamento ottimo; altezza raggiunta 1650 metri – Usuelli”.

L’esito, per chi come noi conosce la macchina volante ideata dall’Usuelli, non poteva riuscire diversamente.
Ce ne congratuliamo vivamente con l’Usuelli, un vero pioniere benemerito dell’aeronautica italiana.”
Conseguito il brevetto di dirigibilista, Celestino Usuelli si dedico alla progettazione e costruzione di dirigibili realizzando un laboratorio alla Bovisa, nella periferia milanese. Non si può dire però che, come costruttore, ebbe lo stesso successo ottenuto come pilota dirigibilista. Infatti, i dirigibili della serie U (Usuelli) non ebbero molta fortuna anzi, sui primi tre dirigibili (U1, U2 e U3) si accanirono la furia di altrettanti violenti temporali mentre erano ormeggiati a terra e benché, a differenza dei due precedenti U1 e U2, l’U3 fosse stato recuperato intatto, questi venne ritirato dall’attività.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale favorì l’uso sperimentale dei dirigibili e anche in quel caso Usuelli diede il proprio contributo con la realizzazione dell’U4. Contributo che però rimase confinato nella sfera della sperimentazione e non entrò mai in azione con operazioni belliche.
Ma fu la morte dei cinque membri dell’euipaggio dell’U5, precipitato nei pressi di Castellina Marittima, nel 1918, a decretarne il ritiro definitivo dal teatro delle operazioni benché avesse totalizzato all’attivo ben 69 ascensioni.
Terminata la guerra, Usuelli proseguì a Roma la sua attività di progettista e costruttore, e nel 1919 realizzò, e vendette negli Stati Uniti, il dirigibile T34.
Il destino volle che Usuelli, come già detto all’inizio, concludesse la sua vita nel 1926, a soli 49 anni, in un banale incidente automobilistico dopo aver concluso la progettazione di un dirigibile, il T120, ancora più grande dei precedenti.
Undici anni dopo, il disastro dell’Hindemburg, avvenuto nel maggio del 1937, decretò la fine dei dirigibili ma le tracce di quell’epopea sono ancora visibili anche in Alessandria dove Usuelli era ovviamente di casa.
Basterebbe andare in Piazza d’Armi e, ad una cinquantina di metri dal cimitero è ancora ben visibile, soprattutto in inverno quando l’intrico della vegetazione spontanea perde la sua inviolabilità, il traliccio di attracco del dirigibile che Usuelli aveva personalmente progettato e fatto realizzare.
Probabilmente, quello che emerge è soltanto la parte terminale perché il tempo e l’incuria degli uomini ne hanno sepolto una parte consistente. Chissà che a qualcuno non venga voglia di recuperare e riportare alla luce un reperto che rappresenta anch’esso parte della nostra storia.

foto Massimo Bergo
foto Massimo Bergo

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