NOI CHE SIAMO NATI, E CRESCIUTI, AD ALESSANDRIA
di Carla ReschiaNoi che siamo nati, e cresciuti, ad Alessandria, anche se lontani, ne portiamo il ricordo, e la nostalgia, in ogni gesto, in ogni pensiero. In ogni parola detta con quello strano accento, con quella erre gutturale e gracidante che riconosciamo all’istante, fra mille, quando incontriamo un concittadino. Nell’ironia amara, lieve e disincantata che ci allevia i momenti più tetri, nel sorriso sarcastico che ci spunta, nostro malgrado, quando la commozione rischia di farci naufragare nelle nostre lacrime. Perché noi di Alessandria amiamo e ci commuoviamo, sì, ma per cose strane: l’odore della nebbia e del fiume, l’umidità greve dell’afa che invade la piana, la foschia che già all’inizio dell’estate preannuncia l’autunno, la Luna d’agosto rossa e greve sui campi di stoppie al ritorno da una sagra, il tedio dell’inverno cupo e grigio rischiarato solo dal bagliore delle nevicate, il sollievo di una gita in Riviera o di una serata a fare le derapate in auto sulla neve fresca, la promessa illusoria della primavera con le sue ore di luce e il suo profumo di gemme.