L’orologio floreale dei Giardini Pubblici

L’orologio floreale dei Giardini Pubblici (e il suo papà)

frisina_caldi Tony Frisina

 

 

 

 

Le vecchie abitudini alessandrine – le più romantiche – appartengono perlopiù al mondo del passato. Una delle consuetudini domenicali degli sposi, fra le più radicate nel costume locale, era quella di recarsi con la famiglia – bimbi in primo luogo – a fare una passeggiata in Corso Roma e proseguire poi verso i Giardini Pubblici o addirittura spingersi fino alla Stazione Ferroviaria, per godere della vista dei treni che partivano o di quelli che arrivavano.

A dirla così sembra poca cosa ma, per i bambini di allora, questa abitudine era molto più di una semplice passeggiata, diventava il contatto con una realtà locale vicina ed allo stesso tempo distante; era il tuffo in un mondo lontano dal nostro bel cortile di casa non tanto per la distanza da coprire per raggiungerlo ma – soprattutto – era distante a livello mentale.

Domenica dopo domenica, conoscendoli meglio, i Giardini Pubblici erano diventati poi il nostro luogo dei giochi ed il nostro mondo incantato. Con il termine nostro intendo dire per noi bambini degli anni ’50. Soltanto dopo molti anni quei vialetti e quelle piazzuole sarebbero diventati luoghi frequentati con romanticismo non proprio per giochi infantili.

Per la massima felicità dei bimbi era più che sufficiente poter gustare un cono da passeggio da cinquanta lire comperato da Cercenà, in Piazzetta della Lega, o da Tattoli, che aveva il negozio sotto i portici di Piazza Marconi. In alternativa andava benissimo anche un pinguino da trenta lire acquistato in uno dei chioschi di fronte alla Stazione Ferroviaria.

Una delle meraviglie più sorprendenti – per la mia curiosità di allora – era l’aver scoperto, un giorno, un enorme orologio che occupava abbondantemente una delle prime aiuole arrivando da Corso Roma. Quella alle spalle dell’edicola del signor Bogianchino.

Tutti i bambini (ma anche gli adulti) restavano incantati a guardare la perfezione del tondo – ed i relativi numeri fatti di fiori multicolori – che racchiudeva le sfere. In basso, oltre il cerchio dell’orologio, erano stati aggiunti in seguito anche i numeri che indicavano la data. Era la data del giorno!!! E questo mi stupiva non poco. Ogni volta che passavo davanti all’orologio floreale tutto era sempre aggiornato, tutto impeccabile e perfetto. Giusta l’ora ed esatta la data. Si aveva quasi l’impressione che un meccanismo del tutto naturale, la natura stessa, generasse di giorno in giorno il piccolo cambiamento del numero indicante la data. Sembrava quasi che l’uomo – in questa operazione – non ne fosse coinvolto ma che la natura stessa fosse stata artefice del miracolo.

Purtroppo col tempo, perdendo quella deliziosa ingenuità, i bambini hanno scoperto ogni segreto, comprendendo con precisione la realtà.

Leggiamo cosa pubblicava, negli anni che furono, un giornale locale.

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Il Corriere Alessandrino, in data 4 Luglio 1963, in prima pagina titolava così:

Un orologio fatto con i fiori segna l’ora nei giardini

Ed il racconto continuava spiegando nei particolari la genesi del magnifico orologio floreale.

Ecco il sottotitolo:

Il giardiniere capo Bellanda è il creatore di tanta armonia di colori. Circa 40 persone impegnate giornalmente per la manutenzione di questa oasi di riposo e di refrigerio a disposizione di tutti i cittadini

Un esaustivo articolo commenta l’opera e gli artefici, curatori di questo curioso orologio. La didascalia dell’immagine pubblicata rende omaggio ai giardinieri in questo modo:

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Nella foto: l’orologio di fiori e alcuni addetti alla cura dei giardini.
Da sinistra: Dino BorgoglioGino RamazzinNatale OmodeoMarco ForesteCasimiro Lazzarin, il capo giardiniere Giuseppe BellandaAngelo Zunini e Valentino Nolenti.
 

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Per onorare esattamente la cronaca pubblichiamo l’articolo apparso in prima pagina sull’antico giornale.

“Se è vero, come è vero, che la nostra città ha cambiato volto da qualche anno a questa parte per le migliorie apportate al centro urbano, è altrettanto evidente che una particolare zona attira l’ammirata attenzione dei cittadini e dei forestieri.

Questa zona è quella dei giardini pubblici. Dire che sono belli è dire poco: sarebbe più appropriato dire che sono maestosi, superbi, ammirevoli.

Qui bisognerebbe fare l’elogio dell’Amministrazione Comunale che a queste opere di miglioramento ed abbellimento della città sovrintende, ma nel caso nostro ci sono delle specifiche persone che dedicano cura e competenza per preservare, migliorare, curare le coltivazioni che formano appunto tutto il complesso dei giardini pubblici.

È un’area posta nel punto cruciale della città, In quanto fa da congiunzione tra la stazione ferroviaria e il nucleo cittadino vero e proprio. Miglior presentazione quindi, per chi arriva dal di fuori, non si poteva predisporre. Dalla superba fontana prospiciente la stazione stessa, al Monumento ai Caduti, ai busti di VochieriCavallotti, ecc. tutto è contornato da verdeggianti aiuole e bisogna dire che ci si trova di fronte ad una varietà di colori riposanti, vero refrigerio nelle giornate di calura e angolo di riposo estraniato completamente dalla tambureggiante vita cittadina.

Recentemente, poi, oltre allo scoprimento del busto a Felice Cavallotti, si è proceduto alla installazione di un geniale e bellissimo orologio funzionante elettricamente e che è stato collocato nell’aiuola ove sorgeva un tempo il monumento a Umberto I[1] distrutto dagli eventi bellici. Si tratta di una novità ma anche di una genialità artistica in quanto il quadrante è formato da un complesso di fiori alternati, le ore sono formate da agnaphalius, le echiviere segnano i minuti e la bordura è di coleus.

Prospiciente l’orologio si ammira un bellissimo ornato raffigurante il giglio di Firenze, senza contare il calendario che giornalmente aggiornato e che completa questo gruppo di «innovazioni».

Ad onor del vero si deve dire che si tratta di fatica personale del capo giardiniere Giuseppe Bellanda che ha, come… braccio destro il valente collaboratore Omodeo Zorini Natale. Questi due geniali, solerti dipendenti comunali pongono nel loro lavoro arte e competenza.

A loro risale quindi il merito di aver saputo creare queste magnifiche colture che rendono i nostri giardini veramente fra i più belli d’Italia, specie se paragonati a città di provincia come è considerata Alessandria.

Ma attorno a questi due «capi» gravitano oltre quaranta persone tra giardinieri, manovali, innaffiatori, ecc. che collaborano (e meritano essi pure l’elogio più incondizionato) perché tutto sia sempre bello, lindo, pulito, ordinato, come in effetti avviene.

Dagli alberi di alto fusto quali i pini, cedro, cipresso, libano, tigli, platani che servono a dare una bellissima varietà di verdi veramente riposanti, alla parte floreale che secondo le stagioni ci mostra tulipani, savie, begonie, colus, dalie nane, ecc. viene sfornato tutto un assortimento degno dei più rinomati parchi o giardini.

Sempre restando nel campo floreale citeremo, come «rarità», una bellissima rauraria imbricata, che fa bella mostra di sé nell’aiuola ove è posto il busto a Felice Cavallotti.

Il senso di civismo degli alessandrini fa sì tutte queste colture non subiscano danneggiamenti, tuttavia abbiamo saputo che qualche atto vandalico, per la verità rarissimo, qualche volta si verifica. Vorremmo lanciare da queste colonne un appello perché ciò non abbia a verificarsi perché è un peccato, ed un disonore, che un lavoro così bello, paziente, difficile, venga guastato per scarso senso di civismo da parte di qualche irresponsabile.

E per la gioia dei bimbi è stata creata, nei giardini stessi una zona che potremmo chiamare parco dei divertimenti. Qui i piccoli possono dar sfogo alla loro bramosia di libertà, desiderio di correre, saltare… Questo avviene nella cosiddetta zona detta «montagnola» e cioè presso il palazzo del Teatro Marini.

In questi giorni è sbucata un’altra «novità» già da noi accennata in qualche numero addietro: si tratta di un trenino lillipuziano, che forma la delizia dei piccoli e la curiosità degli adulti.

È un trenino di miniatura formato da una locomotiva funzionante a motore a scoppio che trascina tre vetturette che possono ospitare una dozzina di bambini (ed eventualmente anche qualche adulto!) per vettura.

Il percorso del veicolo si snoda nell’area a sinistra del vialone principale che parte da Piazza Garibaldi alla Stazione Ferroviaria, per una lunghezza di circa 300 metri per giro.

Ogni corsa (di tre giri del circuito) vede… l’assalto ai posti disponibili in vettura da parte degli impazienti viaggiatori. Buon per loro che l’uomo tuttofare (capostazione, capotreno, macchinista) è il bravo Angelo Taverna che accoppia la sua docilità, pazienza, comprensione, per accontentare tutti.

È stata una novità veramente utile perché così i piccoli possono divertirsi, ed genitori… pazientare in attesa che il trenino compia il suo percorso.

Questa minuscola ferrovia è gestita dalla signora Giolito Angela, ben coadiuvata Taverna di cui abbiamo accennato.

Tutto questo si svolge in quel bel scenario di tranquillità e di riposo che sono i «giardini» onore e vanto della nostra città che li addita come una delle opere più belle di questa nostra Alessandria.”

Per far comprendere meglio ai cortesi lettori in quale punto fossero ubicati esattamente l’Orologio floreale ed il monumento al re Umberto I, di cui si parla nel servizio giornalistico, pubblichiamo anche una cartolina della mia raccolta. Il monumento al re era ospitato nell’aiuola a mezzaluna dove ora trova spazio il monumento a Felice Cavallotti. Osservando la cartolina si capisce chiaramente in quale punto fosse posto l’orologio.

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Quanto siano cambiati i tempi e disattese le speranze del giornalista lo dimostrano i fatti e l’attualità. I frequentatori dei Giardini Pubblici sono oggi di tutt’altra risma da quelli del tempo andato raccontato con semplicità ed eleganza dal cronista.

Colpa del progresso?

Responsabilità del troppo permissivismo?

Torto della troppa democrazia?

I fatti dimostrano ampiamente come siano cambiate le cose non soltanto in questa Città ma nell’Italia intera e nel mondo.

Un rimedio a mio avviso ci sarebbe. Una Ricetta io la conosco bene! Mi astengo però dal manifestarla, aspettando (e sperando) che siano i miei lettori ad immaginarla o ad indovinarla…

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[1] Questo articolo contiene una notevole inesattezza. L’orologio floreale faceva bella mostra di sé non dove precedentemente si ergeva il monumento ad Umberto I ma in una aiuola adiacente e ad una cinquantina di passi dal punto descritto per errore.