Il solitario passante, che transita senza disturbare minimamente il lavoro del fotografo, è forse ignaro di passare alla storia – seppure in forma anonima – soltanto per essere capitato nel posto giusto al momento giusto.
La visione di questo pezzo di strada rende fedelmente all’osservatore la dimensione della città d’un tempo. Automobili del tutto assenti e sicuramente non soltanto nell’istante dello scatto e inoltre anche ogni altro mezzo di trasporto e di locomozione è visibile. Questo era proprio il senso del tempo, il profumo dell’epoca, il ritmo della vita in Alessandria; molto similmente a come lo era in moltissime altre città di provincia del resto della Nazione.
Le case prospicienti il viale erano a quel tempo relativamente recenti essendo le prime costruzioni nate dopo lo smantellamento dei bastioni e – grosso modo – ne occupavano il sedime in quel tratto di città ove molti anni addietro sorgeva porta Ravanale, detta anche porta Rezolia dal nome del vicinissimo quartiere Arşola.* A questo rione alessandrino era affettuosamente affibbiato (forse dal resto della città) il nomignolo “Quartiere della rogna” e questo la diceva lunga sulla salubrità della zona… Porta Ravanale era uno degli accessi alla città e permetteva di controllare il transito di persone, cose e mezzi, garantendo, quando di legge, il pagamento delle dovute gabelle.
L’abitato, da tutti conosciuto col nome di Orti, esisteva già oltre la cinta muraria e soltanto dopo l’abbattimento dei bastioni, non è più stato un’appendice distaccata ma è è diventato sempre più una parte della città,separato solamente da questo viale di circonvallazione.
Per finire vorrei invitare a porre lo sguardo sul terreno. Pare fosse in terra battuta ed un piccolo canaletto garantiva lo scorrimento delle acque meteorologiche.
Gli appassionati frequentatori del Mocca sapranno ancora ritrovare le piccole differenze che il tempo ha portato al nostro mitico campo da pallone.
* – La esse di questa parola, di derivazione popolare, deve essere pronunciata come nell’italiano “casa”.
foto Massimo Mussi – dic 2016