Imbocco di via Trotti

Non mi si venga a dire che Alessandria non sia una bellissima cittadina di provincia. E – sia ben chiaro – dico di provincia non in senso spregiativo! Il termine città di provincia sia inteso nel senso classico dell’espressione, che non deve togliere nulla alle qualità della città. Anzi, il fatto che Alessandria sia così definita (per il motivo che la è) le restituisce il valore aggiunto che giustamente le si deve riconoscere. L’armonia e la bellezza che questo centro urbano possedeva sono state sacramentate ed acciaccate dalla malapolitica, dagli affaristi, dagli speculatori e da squallidi personaggi senza scrupoli che – a vari livelli e a diverso titolo – l’hanno governata, amministrata, demolita, ricostruita (male), saccheggiata. La piacevolezza dello scorcio che la cartolina di oggi ci dona è eloquente e non ci sono parole che possano sottolineare tale fascino. Ma, dato che lo scopo che settimanalmente mi prefiggo è quello di analizzare una cartolina ogni volta, ecco i motivi per cui cerco di trovare le parole ed espongo il mio pensiero. Un luogo si giudica da quel che si vede, da quel che mostra di sé. Questa splendida via Trotti non è forse il salotto di Alessandria. Non lo è mai stato. Non ha molte vetrine scintillanti e solitamente non è luogo di passeggio. Non può di certo rubare il primato alla vicinissima e parallela Corso Roma, principessa dei luoghi di passeggio, di incontri, dei più raffinati acquisti. Scarpe, borsette, vestiti, stoffe, ombrellini e oggetti per la cura e la bellezza del corpo sono sempre stati una prerogativa dei negozi di Corso Roma. Via Trotti – in questo senso – è molto lontana. Possiamo affermare però che le modeste costruzioni di questa via Trotti inizio secolo le donino un aspetto gradevole e la facciano apparire graziosa. I palazzi della città raramente superavano il terzo piano e le differenti altezze degli stessi, in questo caso come in altri mille esempi alessandrini, si susseguono in maniera armonica. Le altezze delle varie costruzioni, infatti, si alternano gradevolmente e proprio in queste diversità si può leggere un valore aggiunto di bellezza. I diversi stili che fino al momento di questo scatto fotografico si sono accumulati, quasi stratificati, non stridono affatto tra loro ma restano invece piacevolmente abbinati. Non occorre sottolineare che gli edifici all’imbocco di via Trotti non esistano più e che al loro posto si possano ammirare moderni palazzi ben più alti e certamente sgradevoli dal punto di vista stilistico… come sanno essere disgustose e poco digeribili tutte le opere che hanno spodestato le vecchie costruzioni dal gusto classico e che quindi, con la loro presenza, costituiscono una orribile frattura nel tessuto urbano. Tutta la strada visibile in cartolina sarebbe da commentare e da confrontare con il presente. Quest’ultimo – il presente – non vincerebbe certamente il confronto con lo stesso luogo di cento anni prima. Ogni angolo, ogni casa, ogni lastra di granito avrebbero da dire la loro se potessero parlare e sicuramente – se potessero agire –  acciaccherebbero non poco i responsabili del disastro ambientale, sia quelli vivi che quelli già defunti. Non credo che sia possibile essere felici del risultato odierno se solo si è dotati di un minimo senso di capacità di osservare. Proprio a causa di questo confronto con il passato ho sempre più rafforzato il mio senso critico e di pari passo si è accresciuto il mio odio per i distruttori. Per concludere voglio ancora far notare un particolare molto interessante che si può scorgere in questa immagine: in fondo alla via si può notare la sagoma di un campanile. Apparteneva alla chiesa della Santissima Annunziata. Naturalmente non stupitevi se vi dico che chiesa e campanile sono stati abbattuti intorno agli anni Settanta del secolo scorso. In questo caso il distruttore emerito si chiama Almici. Vescovo della città fra i più accaniti nell’alienare beni ecclesiastici e nel lasciar distruggere chiese e strutture religiose. Quindi, chi per un motivo chi per un altro, tutti quanti gli uomini di potere di questa sfortunata cittadina hanno avuto grosse responsabilità nella distruzione di belle cose alessandrine.
Non mi si venga a dire che Alessandria non sia una bellissima cittadina di provincia. E – sia ben chiaro – dico di provincia non in senso spregiativo! Il termine città di provincia sia inteso nel senso classico dell’espressione, che non deve togliere nulla alle qualità della città. Anzi, il fatto che Alessandria sia così definita (per il motivo che la è) le restituisce il valore aggiunto che giustamente le si deve riconoscere.<br />L’armonia e la bellezza che questo centro urbano possedeva sono state sacramentate ed acciaccate dalla malapolitica, dagli affaristi, dagli speculatori e da squallidi personaggi senza scrupoli che – a vari livelli e a diverso titolo – l’hanno governata, amministrata, demolita, ricostruita (male), saccheggiata.
La piacevolezza dello scorcio che la cartolina di oggi ci dona è eloquente e non ci sono parole che possano sottolineare tale fascino.
Ma, dato che lo scopo che settimanalmente mi prefiggo è quello di analizzare una cartolina ogni volta, ecco i motivi per cui cerco di trovare le parole ed espongo il mio pensiero.
Un luogo si giudica da quel che si vede, da quel che mostra di sé. Questa splendida via Trotti non è forse il salotto di Alessandria. Non lo è mai stato. Non ha molte vetrine scintillanti e solitamente non è luogo di passeggio. Non può di certo rubare il primato alla vicinissima e parallela Corso Roma, principessa dei luoghi di passeggio, di incontri, dei più raffinati acquisti.
Scarpe, borsette, vestiti, stoffe, ombrellini e oggetti per la cura e la bellezza del corpo sono sempre stati una prerogativa dei negozi di Corso Roma. Via Trotti – in questo senso – è molto lontana. Possiamo affermare però che le modeste costruzioni di questa via Trotti inizio secolo le donino un aspetto gradevole e la facciano apparire graziosa. I palazzi della città raramente superavano il terzo piano e le differenti altezze degli stessi, in questo caso come in altri mille esempi alessandrini, si susseguono in maniera armonica. Le altezze delle varie costruzioni, infatti, si alternano gradevolmente e proprio in queste diversità si può leggere un valore aggiunto di bellezza. I diversi stili che fino al momento di questo scatto fotografico si sono accumulati, quasi stratificati, non stridono affatto tra loro ma restano invece piacevolmente abbinati.
Non occorre sottolineare che gli edifici all’imbocco di via Trotti non esistano più e che al loro posto si possano ammirare moderni palazzi ben più alti e certamente sgradevoli dal punto di vista stilistico… come sanno essere disgustose e poco digeribili tutte le opere che hanno spodestato le vecchie costruzioni dal gusto classico e che quindi, con la loro presenza, costituiscono una orribile frattura nel tessuto urbano.
Tutta la strada visibile in cartolina sarebbe da commentare e da confrontare con il presente. Quest’ultimo – il presente – non vincerebbe certamente il confronto con lo stesso luogo di cento anni prima. Ogni angolo, ogni casa, ogni lastra di granito avrebbero da dire la loro se potessero parlare e sicuramente – se potessero agire – acciaccherebbero non poco i responsabili del disastro ambientale, sia quelli vivi che quelli già defunti.
Non credo che sia possibile essere felici del risultato odierno se solo si è dotati di un minimo senso di capacità di osservare. Proprio a causa di questo confronto con il passato ho sempre più rafforzato il mio senso critico e di pari passo si è accresciuto il mio odio per i distruttori.
Per concludere voglio ancora far notare un particolare molto interessante che si può scorgere in questa immagine: in fondo alla via si può notare la sagoma di un campanile. Apparteneva alla chiesa della Santissima Annunziata. Naturalmente non stupitevi se vi dico che chiesa e campanile sono stati abbattuti intorno agli anni Settanta del secolo scorso. In questo caso il distruttore emerito si chiama Almici. Vescovo della città fra i più accaniti nell’alienare beni ecclesiastici e nel lasciar distruggere chiese e strutture religiose.
Quindi, chi per un motivo chi per un altro, tutti quanti gli uomini di potere di questa sfortunata cittadina hanno avuto grosse responsabilità nella distruzione di belle cose alessandrine.