Il cimitero di Alessandria [Un tuffo nel passato] di Tony Frisina

Qualche tempo fa percorrevo via Giulio Monteverde, diretto agli argini di Tanaro e Bormida per l’abituale camminata ecologica nel verde.

Come sempre viaggio in compagnia della mia macchina fotografica tascabile e – attratto dall’architettura del maestoso ingresso al Camposanto – d’istinto ho scattato una fotografia, subito pubblicata sul famoso social network Facebook.

Tra i commenti di apprezzamento dell’immagine ne ho letto qualcuno in cui l’autore si dichiarava sorpreso per la scelta del soggetto fotografato, quasi che scattare e pubblicare una fotografia del cimitero potesse essere qualcosa di azzardato, qualcosa che costituisse una sorta di sfida alla fortuna.

Ognuno è libero di interpretare a modo proprio e col proprio sentire tutto ciò che riguarda questo argomento ed io nutro il massimo rispetto per il punto di vista espresso da chi è superstizioso. Mi permetto però di dissentire da quanto sostenuto a margine della fotografia pubblicata su Facebook in quanto, a mio modesto modo di pensare, non esiste alcuna cosa o qualsivoglia comportamento in grado di portare fortuna o sfortuna.

In seguito, riflettendo ancora su questi ragionamenti, ho pensato che anche fra le cartoline più antiche riguardanti la città di Alessandria esistano almeno tre diversi tipi riguardanti proprio la facciata con ingresso monumentale del nostro cimitero urbano. (E anche qualche altro soggetto raffigurante zone interne del luogo santo).

Evidentemente qualcun altro, oltre un secolo fa, la pensava allo stesso mio modo. Un editore di cartoline, temerario quanto me e forse ancor più, sfidava la sua fortuna producendo e pubblicando addirittura un soggetto-portasfiga

Questo episodio ha fatto riemergere anche il ricordo di un fatto non molto dissimile da questo, come ragionamento raccontato anni fa da una delle mie nonne. Alcune zingare (anche nella Calabria dei primi del ‘900 già ce n’erano…) trovandosi alla sua presenza le avrebbero proposto di voler vedere la sua mano per poterle predire il futuro, per leggerle la Fortuna”. La nonna, senza scomporsi, aveva ribattuto dicendo che se erano in grado di leggere la fortuna degli altri avrebbero dovuto prima di tutto leggere la loro…

La cartolina che pubblico oggi è la migliore per quanto riguarda la stampa e la qualità del supporto cartaceo.

Cimitero-1

La sigla che compare sul fronte è quella di un editore poco conosciuto e comunque poco attivo in Alessandria. Infatti non si conoscono molti soggetti con la sigla P.V.K.Z. e così dicasi per C. Bacchi che presumo sia il committente alessandrino.

Beh, forse mi sono già dilungato troppo, come al solito, raccontando cose di poco conto e che certamente non interessano la maggior parte dei lettori… e quindi qui mi fermo.

La prossima volta parlerò più dettagliatamente del Cimitero e della sua storia.

Dalle caratteristiche evidenti in questa cartolina risulta chiara la sua epoca; era stata posta in commercio intorno ai primi anni del ‘900, come dimostra la fincatura del verso. Fino al 1904 infatti il retro delle cartoline serviva per il solo indirizzo del destinatario e la cosiddetta corrispondenza si poteva aggiungere accanto all’immagine e in nessun altro spazio.

Questa settimana ho voluto pubblicare questo soggetto anche in omaggio a una fedele lettrice che, incontrata casualmente, mi ha accennato diversi episodi capitati molti anni fa proprio nel cimitero di Alessandria e – quindi – invito la gentile signora a voler annotare qui le sue memorie a beneficio di chi scrive e anche per tutti gli altri lettori che seguono questa rubrica.