I Calciatori dell’Alessandria: Carlo Tagnin

11038251_919299691447618_7791146369594664034_nCARLO TAGNIN

Carlo Tagnin (Alessandria, 18 novembre 1932 – Alessandria, 13 marzo 2000) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano.
Scomparve nel 2000, a 67 anni, ucciso da un osteosarcoma.

Carriera

Mezzala, ambidestro, in seguito mediano di spinta, alessandrino di Valle San Bartolomeo, cominciò a giocare con il Torino, squadra con la quale esordì in Serie A nel corso della stagione 1953-1954. Nel corso degli anni cinquanta vestì le maglie di Monza, Lazio e Alessandria (in prestito dai granata).
Nella stagione 1959-60 approdò al Bari, dove rimase coinvolto in un tentativo di combine e fu squalificato per due anni e mezzo, poi ridotti a un anno.
Nel 1963 Tagnin, ormai trentenne, fu ingaggiato dall’Inter di Helenio Herrera, squadra con la quale raggiunse l’apice della sua carriera. Marcatore della mezzala più importante della squadra avversaria, faticatore di centrocampo disposto a coprire le spalle a Luisito Suarez e Mario Corso, lasciò il segno per la memorabile prestazione al Prater di Vienna, quando il 27 maggio 1964, in occasione della finale di Coppa dei Campioni, annullò dal campo Alfredo Di Stefano, e raccolse gli elogi della critica e del suo allenatore.
«Lui faceva su e giù per il campo, dalla nostra aerea di rigore alla sua, per ricevere il pallone dal portiere e portarlo avanti; io lo seguivo come un’ombra. Me lo aveva detto il “mago”: vagli dietro
anche se va al gabinetto. Avevo fatto così con tanti bravi avversari: quand’ero all’Alessandria, Pedroni, che aveva giocato nel Milan, una volta mi schierò centrattacco per marcare Liedholm che faceva il libero. Ma l’uomo che dovevo marcare quella volta a Vienna per non farlo muovere, non farlo giocare come sapeva, era un asso eccezionale: Alfredo Di Stefano. Quando, dopo dieci minuti, si accorse che ero sempre addosso a lui, mi disse mezzo in italiano: “Vieni pure qui nella mia area a marcarmi”? Gli risposi: “Sì, se fermo te, fermo tutto il Real».
Chi parla è un giocatore quasi dimenticato di quell’Inter che il 27 maggio 1964 a Vienna conquistò la
prima Coppa dei Campioni dopo una memorabile finale con il grande Real Madrid dei Santamaria,
Di Stefano, Gento, Puskas… Si tratta di Tagnin, ex mediano di ferro.

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Proprio dopo quella sconfitta, la «Saeta Rubia» (la folgore bionda), cioè Alfredo Di Stefano lasciò il Real. La notizia fece grande scalpore in Spagna e a Madrid, dove Di Stefano era
considerato un Dio. Un umile mediano biondo, Tagnin, aveva cancellato in una sola sera il grandissimo Di Stefano.

Concluse la sua carriera nell’Alessandria, in Serie B, squadra che allenò vent’anni dopo, in Serie C2.

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Tagnin cresce calcisticamente nelle file dell’Alessandria.Oltre all’Inter, Lazio, Bari e Torino sono tappe importanti nel suo curriculum. Con Alessandria, Tagnin ha rapporti sempre frequenti. Già come atleta aveva contribuito alla promozione dei grigi dalla C alla B nella stagione 1952-53 e nel 1957-58 aveva giocato nella squadra che l’anno prima aveva ottenuto la promozione in serie A nello spareggio di San Siro con il Brescia. Ma è nel settore giovanile che l’ex campione d’Europa, concluse la carriera, mette a disposizione dei dirigenti le sue doti e la sua grande esperienza ad Alessandria e anche all’Inter.
Famosa è rimasta una sua frase, riferita al suo rapporto non sempre idilliaco con i genitori dei ragazzi del settore giovanile: “Le migliori squadre sono composte da 11 orfani”.
Come allenatore della prima squadra, da segnalare la sua generosa anche se poco fortunata parentesi del campionato1984-85 (serie C2) affiancato a Colombo. Carlo Tagnin porta la squadra ad una insperata rimonta e poi allo spareggio con il Prato, purtroppo perso, a Modena. E anche l’anno successivo l’accoppiata Tagnin-Colombo, seppure con un’Alessandria d’emergenza, sfiora la promozione.10418247_919299611447626_6906964693845932341_n