CIMITERO MONUMENTALE DI ALESSANDRIA

CIMITERO MONUMENTALE DI ALESSANDRIA

Nell’estate del 1805, in ottemperanza dell’editto di St. Cloud, si inizia la costruzione di un nuovo cimitero extra-moenia su progetto di Giuseppe Caselli.
Viene scelto un sito a circa un chilometro dal nucleo urbano dove, nel rispetto delle tradizioni settecentesche, si realizza un recinto rettangolare con all’interno i campi per le inumazioni delle persone meno abbienti. Addossate al muro di cinta si trovano le arcate con i sepolcreti delle persone di ceto più elevato che costruivano, a proprie spese, la tomba di proprietà.

Dopo pochi decenni il cimitero necessita di un ampliamento disposto dal Consiglio Comunale nel 1832 ed affidato all’Architetto di Città, Leopoldo Valizone. L’ingresso è costituito da una chiesetta a pianta ellittica e con facciata curva, mentre il perimetro interno è scandito dalle cappelle private. I campi sono destinati alle semplici sepolture con l’individuazione di spazi per sacerdoti e clero secolari, bambini defunti senza battesimo, recinto per gli ‘acattolici’ che si va ad aggiungre a quello per i giustiziati. Il Vescovo chiede ed ottiene un vasto ed importante settore riservato ai bambini battezzati, ma morti prima dei sette anni.

Negli anni che precedono l’Unità d’Italia, il cimitero viene nuovamente ampliato su progetto di Antonio Rossetti (1855), prevedendo due ulteriori campi lateriali al progetto valizoniano.

Dopo circa vent’anni la Giunta Municipale si occupa dell’acquisto di un terreno demaniale per l’ingrandimento del cimitero con progetto dell’ing. capo Lodovivo Straneo. Una relazione del 6 aprile 1880 dell’architetto municipale, tratta della necessità di aumentare nel cimitero gli spazi riservati ad edicole e cappelle private.
Viene realizzato, inoltre, il nuovo grande atrio monumentale.

(fonte Annalisa Dameri e Roberto Livraghi)

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