Bilancia pesa persone in Corso Roma

Notturno vecchia bilancia Salvaguardiamo questo pezzo di memoria collettiva alessandrina prima che finisca in una discarica ....credo sia unico nel suo genere.
Notturno vecchia bilancia
Salvaguardiamo questo pezzo di memoria collettiva alessandrina prima che finisca in una discarica ….credo sia unico nel suo genere.

Chi ha spostato la Bilancia di Corso Roma?         [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina

 

Nel corso delle mie chiacchierate ho parlato più volte della Bilancia di Corso Roma.

L’ho fatto su queste pagine e anche su Facebook e sempre manifestando il mio attaccamento (perfino esagerato) a questo prodotto della tecnologia del ‘900.

Chi è superficiale o privo di sentimento si porrà una domanda: “Cos’avrà mai di così degno di nota una semplice bilancia posta in una strada del centro?”

A parte la bellezza tecnologica e la stranezza dei suoi misteriosi marchingegni, ha il potere di evocare tante memorie. E ora accenno ancora una volta qualcosa della sua storia.

Nella mia collezione di cartoline, ne posseggo diversi esemplari in cui si può osservare la presenza della ormai famosa regina delle bilance.

Una cartolina, la più vecchia in cui si può osservare questa macchina pesatrice Chi ha spostato la bilancia di Corso Roma? [Un tuffo nel passato] CorriereAl 2pubblica, fu spedita il 10 Marzo 1939. La destinataria era una certa Irma Comba/via Trieste, 13/Pinerolo (Torino). La spediva, senza aggiungere nessun saluto e neppure una parola una certa Maide, di cui resta, appunto, soltanto il nome. Per un attimo avevo creduto fosse stata spedita da un certo Lorenzo Maida di Maranzaniana memoria… ma questa è un’altra storia.

Quindi dal 1939 al 2017 sono passati la bellezza di 78 anni. E la bilancia è restata al suo posto, accanto ad una colonna dei portici, fino a qualche giorno fa. Giorno in cui io e tanti amici abbiamo tremato e temuto di non vederla più. Terrore durato fino al momento in cui la si è scorta in un luogo non distante da dove stava prima (Un angolo buio e sporco dei portici, proprio nell’angolo interno dell’intersezione con i portici della Piazza Garibaldi).
Non si conoscono le cause di queste manovre e dell’attuale collocazione che voglio sperare sia solo provvisoria.

Chi ha spostato la bilancia di Corso Roma? [Un tuffo nel passato] CorriereAlMani sacrileghe hanno osato toccarla, afferrarla, rimuoverla da dove aveva trascorso l’esistenza e da dove aveva visto transitare milioni di persone. Nel conto del milione di persone voglio enumerare anche chi, come me, ha consumato diverse paia di scarpe sui lastroni di granito e – da circa un decennio – su quel materiale che non so se possegga un nome e che oggi deturpa la via principale al posto di granito e porfido. Milioni di persone e miliardi di passi accanto alla Nonna di tutte le bilance.

La vecchia signora, già presente durante la visita del Duce alla nostra città, 17 Maggio 1939, ha visto passare una guerra, militari che partivano per il fronte ed altri (molti di meno) che tornavano, partigiani convinti e tanti furbetti accodatisi all’ultimo minuto, scioperi, cortei studenteschi, ragazzi a caccia della bella da conquistare e mille altri eventi.

La vecchia signora è parte integrante della città e non la si può alienare in quattro e quattr’otto. È testimone di se stessa e di tanto del nostro tempo. È ormai compagna, seppure discreta e silenziosa, della maggior parte di alessandrini. Deve restare (tornare) dov’era e dove è rimasta fino a pochi giorni fa. Lo pretendono tutti i veri alessandrini.

Perché vogliamo tanto bene a questo rudere? È presto detto.

Osservarla non può non far tornare alla mente le lontane domeniche primaverili di fine anni ’50, quando io – bambino, già vestito di tutto punto – aspettavo papà e mamma che finissero di prepararsi per uscire. Entrambi ben pettinati indossavano gli abiti migliori. Mio padre, con un filo di brillantina tra le dita, dava un’ultima rassettata ai capelli. Chioma ancora abbastanza folta e soprattutto nera. Poi, prima di uscire, lasciava calare dolcemente sul capo il suo elegante Borsalino.

Ricordo che la mamma, anche lei dai capelli nerissimi e sempre acconciati Chi ha spostato la bilancia di Corso Roma? [Un tuffo nel passato] CorriereAl 1con deliziosi riccioli, si faceva aiutare per stringersi – con una chiusura lampo – in un elegante vestito. Le scarpe nuove, che mio padre – calzolaio – aveva appena creato su misura per lei, attendevano ancora qualche istante prima di essere indossate.

Prima di uscire entrambi davano un’ultima controllata, osservandosi nello specchio dell’armadio. La piega dei pantaloni era perfetta, le scarpe erano lustre. Si era in perfetto ordine per andare in Corso Roma. L’eleganza era l’unico lasciapassare per un luogo simile (a quei tempi).

Corso Roma era considerata una via quasi sacra e quindi era un sacrilegio non essere più che eleganti per farvi una passeggiata.

Bene, si poteva uscire – tutti e tre – per tuffarsi nel mitico mondo di Corso Roma, la via dalle vetrine scintillanti di merci preziose e di luci, la strada delle belle persone.

Quando andava bene ci scappava anche un bel gelato da 50 lire. Un cono, naturalmente (Non osavo prendere lo scodellino che poi avrei dovuto gettare!), Che fosse di Tattoli o di Cercenà poco mi interessava.

E poi, tra un’andata ed un ritorno, come si poteva non notare la bella e vistosa Bilancia? Parecchie volte mi soffermavo per vedere qualcuno che si pesava.

La persona saliva sul piatto che pareva non muoversi affatto, attendeva che il disco a spicchi bianchi e rossi si fosse fermato e lasciava scivolare una moneta da 10 lirenell’apposita feritoia; un piccolo rumore generato da meccanismi segreti produceva la scritta con il peso e con la data del giorno stampandoli su un cartoncino che recava anche un bellissimo disegno. Quindi ecco la figurina arrivare; cadeva in uno scodellino da dove la si poteva raccogliere.

Quando andava bene, se la domenica era fortunata, ci scappava anche una pesata.

In quegli anni non mi interessavo ancora della linea, non sapevo neppure cosa fosse. Mi piaceva però poter avere una nuova figurina, tutta mia, da osservare con gioia e da conservare con cura. Nonostante un paio di traslochi posseggo ancora proprio una di quelle figurine.

Il mistero che avvolgeva la nascita di questo piccolo dono di cartone da parte della Macchina era parte del gioco e l’emozione che da tutto questo scaturiva ha fatto sì che tutti questi ricordi si imprimessero in maniera indelebile nella mente di quel bambino (che forse non è mai cresciuto).

La bilancia, muta testimone del suo tempo, ha visto tutto questo e molto altro ancora.Sta a noi raccogliere la sua eredità e raccontare, a chi è curioso di ascoltare, tutte le storie che teniamo racchiuse nella mente e soprattutto nel cuore.

Le figurine della Bilancia di Corso Roma [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina

 

 

Parlare dell’ormai famosa Bilancia di Corso Roma diventerebbe pressoché inutile – oltre che noioso – date tutte le parole che sono già state dette e scritte in proposito. Ho pensato, però, che risulterebbe riduttivo aver parlato solo di questa pesa persone senza accennare anche a qualche dettaglio in più sui biglietti che distribuiva.

Famiglie al Museo: a Casale la Cultura abbatte i muri CorriereAl 7Oggi mi limito, quindi, a mostrare due biglietti che la nostra amica meccanica di Corso Roma distribuiva previo inserimento di dieci lire nell’apposita fessura.

Le uniche due figurine che posseggo ritraggono scene del mondo animale. Tre Famiglie al Museo: a Casale la Cultura abbatte i muri CorriereAl 1rondini in volo su una e un martin pescatore (?) sull’altra.

I bambini, in genere, restavano incantati ad osservare le immagini sul recto del cartoncino senza degnare di eccessiva importanza il verso, mentre ritengo che le molte indicazioni stampate al verso siano più che degne di attenzione.

Intanto occorre fare una premessa.

I dati tipografici che compaiono sono di due tipi: quelli in rosso, sempre diversi su ogni soggetto, appartengono alla figurina già dalla sua nascita in tipografia; gli altri numeri sono variabili, sono quelli che, di volta in volta, i meccanismi della bilancia stampigliavano sul cartoncino ad ogni pesata.

Famiglie al Museo: a Casale la Cultura abbatte i muri CorriereAl 2Le scritte “di base” appartengono a tre diverse tipologie:ben quattro colonne indicano diverse combinazioni di gioco per il Totocalcio, un terno secco viene indicato in alto, al centro della figurina ed infine un proverbio della saggezza popolare campeggia in basso.

Al centro del cartoncino spiccano, con colore blu-viola, i dati relativi a giorno mese anno e finalmente ecco il numero, indicato da una freccia, che evidenzia con esattezza il peso della persona.

Il primo particolare che stupisce è il constatare che le colonne con l’1,X,2 siano composte da 15 elementi e non da tredici, come sarebbe più giusto immaginare. (A quell’epoca erano tredici le coppie di squadre calcistiche di cui occorreva azzeccare il risultato per vincere il massimo del montepremi).

Famiglie al Museo: a Casale la Cultura abbatte i muri CorriereAl 3Le figurine in mio possesso sono state emesse il giorno 12 luglio 1964.

Come a molte donne accade ancor oggi, anche a mia mamma interessava conoscere il proprio peso e quindi anche io, come lei, avevo preteso di salire sul piatto della bilancia per poter avere la mia bella figurina. L’occasione era ghiotta!

Mio padre, refrattario a queste stupidaggini, era stato a guardare tutta l’operazione. Aveva ascoltato il risultato delle relative pesate senza neppure lasciarsi incuriosire dalle figurine che la sorte ci aveva donato. Ecco il motivo per cui oggi posseggo solo due figurine invece di Famiglie al Museo: a Casale la Cultura abbatte i muri CorriereAl 4tre. Già a quel tempo sentivo di essere completamente diverso da lui. Allora, però, pensavo di essere dissimile solo per via dell’età. Soltanto in seguito ho scoperto che io continuo ad essere affascinato dalle collezioni cartacee di documenti e di fotografie di cui lui, ancora oggi, si ostina a non volerne comprendere l’interesse e l’importanza, sostenendo che siano solo una perdita di tempo e di denaro.

Occorre fare una precisazione.

Mio padre, ragazzo di Calabria nato nel 1926, era arrivato ad Alessandria nel dopoguerra, poco più che ventenne; le sue origini e le esigenze di quei tempi hanno concorso a plasmare il suo carattere e ad indirizzare ogni sua scelta.

Per quasi tutti, allora, la sopravvivenza e l’immediato futuro avevano un’importanza grandissima. Solo poche persone particolarmente abbienti potevano permettersi il lusso di collezionare francobolli, comprare e leggere libri o ancora occuparsi di attività che non solo non portavano un utile, ma addirittura generavano costi.

Famiglie al Museo: a Casale la Cultura abbatte i muri CorriereAl 6Ecco, mio padre era proiettato verso il lavoro e verso il benessere (appena più che modesto) della propria famiglia – di cui solo lui era artefice – quindi a certe cose non si è mai avvicinato.

Ecco il motivo principale per cui mai si scoprirà quanto fosse stato il suo peso in quel lontano 1964 e il motivo per cui lui non ha mai voluto avere la sua bella figurina della mitica Bilancia di Corso Roma.