Alessandria-Brescia 23 giugno 1957 – Milano – spareggio per la promozione in serie A.

Grigi in trionfo dopo il vittorioso spareggio di “San Siro” contro il Brescia
Grigi in trionfo dopo il vittorioso spareggio di “San Siro” contro il Brescia.

La partita più importante della storia delle sfide tra Alessandria e Brescia è quella che si è giocata a Milano, allo stadio di San Siro,  il 23 giugno 1957. È il mitico spareggio che ha portato i Grigi in serie A per l’ultima volta. La partita si rese necessaria perchè le due squadre si trovarono a pari merito al secondo posto della classifica al termine di un campionato più equilibrato che mai: il Venezia, quinto, arrivò a 3 soli punti dal Verona primo in classifica. Anche i match di campionato sancirono questo equilibrio: 2-1 per i Grigi al Moccagatta, 1-0 per il Brescia al Rigamonti.

La gioia di Sandro “Bambi” Vitali

L’andamento dell’incontro fu emozionante al massimo: Grigi subito in vantaggio con Tinazzi, Brescia che raggiunge il pareggio a meno di dieci minuti dalla fine. Nei supplementari Castaldo porta in vantaggio l’Alessandria dopo 5 minuti e poi 25 minuti di strenua difesa che sanciscono la promozione alessandrina.

STAGIONE 1956-57

SERIE B

23-06-1957

GIORNATA 1 – MILANO – SAN SIRO

A. C. Brescia  – U. S. Alessandria  1-2 (1-1)

Gara terminata ai tempi supplementari

RETI:

81′ Nova E. (BR), 93′ Tinazzi G. (AL), 95′ Castaldo E (AL)

FORMAZIONE U.S. ALESSANDRIA

Stefani Ideo, Nardi Aldo, Brotto Gian Luigi, Traverso (I) Luigi, Pedroni Franco, Albertelli Lanfranco, Morbello Egidio, Manenti Michele, Vitali Alessandro, Tinazzi Giorgio, Castaldo Ercole.

All. Robotti Luciano.

FORMAZIONE A.C. BRESCIA

Bondaschi, Zamboni, Provezza, Neri, Raimondi, Fattori, Sacchella, Fraschini, Nova, Bersellini, Gasparini.

All. Fattori Osvaldo.

ARBITRO

Moriconi Antonio (Roma)

NOTE

Angoli: 4-7 (2-3, 0-2 nei supplementari) oppure 4-8 (2-4).

Spettatori: 60.000

Tempo coperto e afoso.

Inizio gara: ore 16.30

COMMENTO

Il sogno di Alessandria si è finalmente realizzato: la squadra grigia, erede di una delle più belle tradizioni calcistiche nostre, è tornata con le «grandi». La partita è terminata dopo due ore di gioco in una esaltante apoteosi. I tifosi sono calati dalle gradinate e hanno invaso il campo. Abbracciavano tutti, saltavano come matti, abbracciavano perfino l’arbitro, si precipitavano sui giocatori i quali, schiantati dallo sforzo e dall’emozione, si lasciavano cadere a terra sfiniti. Finite le ansie, cessata la sfibrante tensione nervosa, le facce avevano delle smorfie fra il riso e il pianto, il gran giorno era finalmente venuto. Come restare indifferenti davanti ad un simile spettacolo? Carovane di tifosi avevano invaso San Siro. Procedevano incolonnati, grossi cartelli sormontavano le colonne, l’atmosfera era quella delle grandi giornate in cui si decide il destino di una squadra.
Al momento dell’inizio almeno sessantamila persone si trovavano presenti attorno al rettangolo di gioco e crediamo che anche coloro che erano estranei alla lotta non saranno stati delusi, perché è stata una battaglia epica, combattuta col cuore in gola, tirata dal primo all’ultimo minuto senza soste e giocata anche ad un livello tecnico che non avrebbe certo stonato nemmeno nel campionato maggiore. L’Alessandria è stata, se non la più brillante, certo la più positiva delle due squadre. Non ha avuto né slanci né abbandoni, ha giocato pacata, gli occhi aperti e la mente ragionante, solida, calma, avveduta. Alla fine, tutti erano convinti che aveva vinto la squadra migliore, quella che aveva avuto le idee più chiare, la condotta più continua, la più marcata resistenza allo sforzo.
La prima ipoteca sulla vittoria la squadra grigia l’ha messa dopo appena tre minuti di gioco. Un allungo veniva effettuato da Albertelli a Tinazzi, in quel momento nella posizione di centravanti. L’alessandrino bloccava la palla, poi piegava sulla destra ove aveva intravisto lo spazio libero. È stato un movimento fulmineo. Mentre centromediano e terzino sinistro stavano per chiudersi sull’avversario, questi, dal limite dell’area di rigore, faceva partire un tiro diagonale fortissimo rasoterra. Il portiere bresciano, che si era spostato alla sua sinistra per seguire il movimento dell’avversario, restava spiazzato sul tiro e la palla si infilava in rete nell’angolo basso alla sua destra. Un magnifico goal. Il difetto di questo goal era uno solo: che era venuto troppo presto. Ora era da attendersi la reazione del Brescia, ed essa venne infatti, vigorosa, talvolta assillante, ad un ritmo di gioco assai sostenuto.
Per tutti i primi novanta minuti della partita, questa doveva essere l’impressione dominante: più incalzante il Brescia, più lenta e più pacata la Alessandria. Non era superiorità di gioco del primo sulla seconda, era semplicemente differenza di ritmo. Più vario nella manovra e più insistente nel palleggio, il Brescia dava alla sua azione, benché nel complesso dominasse, una cadenza di controffensiva. Più lenta a distendersi, l’Alessandria rispondeva solamente a tratti alla manovra avversaria, ma riusciva però ad arginarla prima che l’assalto diventasse assedio. Tutti sbagliati i tiri dei bresciani, ma raramente lo erano invece gli interventi dei grigi. Si sarebbe detto che l’Alessandria già prevedesse i tempi supplementari e che regolasse le sue forze sulla distanza da percorrere, ma in realtà questa è una consuetudine antica dei grigi: giocano così per istinto e per tradizione, niente li mette in orgasmo, non è il gran correre che faccia gioco ma piuttosto il correre al momento giusto, manovrando negli spazi vuoti. Questo ha inteso fare l’Alessandria e per questo è venuta a galla quando il Brescia ha cominciato a piegare le ginocchia. Diminuito il ritmo, è diminuita anche l’efficienza del gioco degli azzurri. Era una partita-maratona e doveva vincerla la squadra atleticamente meglio preparata, non solo, ma che meno si era logorata in quel telaio di gioco fitto in cui si erano ficcati i bresciani per cercare di bucare la difesa dei grigi.
Ora non è nemmeno il caso di seguire tutto il percorso della partita, le sue fasi, i tiri sbagliati e quelli parati, i pericoli corsi dalle due squadre, gli scontri ed i falli distribuiti in abbondanza nel giro dei primi due tempi, i momenti epici del gioco, la dialettica serrata e concitata dei bresciani e le risposte ferme e senza orgasmo dei grigi. Tutto quanto abbiamo detto già spiega il tono della partita e la atmosfera agonistica in cui è stata avvolta. Il duello Pedroni-Nova ha fatto numero a sé nella partita, duello duro, condotto sempre sul filo del fallo; due atleti dalla volontà acerrima, disposti a nulla perdonarsi, guai a chi sbagliava. Ha finito col vincerlo Pedroni, ma è stato certamente il suo scontro più impegnativo di tutto il campionato, per le qualità dell’avversario e per le sorprese di un arbitraggio che era difficile prevedere a chi avrebbe dato di volta in volta ragione.
Pareva che l’Alessandria potesse riuscire a portare in salvo la vittoria già alla fine del tempo regolamentare, ma essa accentuò nella seconda parte della ripresa il suo atteggiamento cauto e fu un errore. Al 36’ Nardi risolveva un suo duello con Gasparini concedendo un calcio d’angolo, a nostro avviso, un po’ troppo facilmente. Forse gli è sembrato questo il minor pericolo, ma è costato invece mezz’ora di più di gioco: Gasparini batteva il corner, Stefani usciva dai pali per respingere ma si trovava in pieno petto il ginocchio di un avversario che gli troncava il balzo. Egli riusciva appena a toccare la palla che veniva ripresa di testa da Pedroni il quale, avendo anche lui già spiccato il salto e trovandosi ormai senza slancio, sfiorava appena la sfera che ricadeva un metro davanti: qui si trovava Nova e la sua stangata non perdonava. Tutto da ricominciare.
Le squadre non uscivano dal campo e, dopo cinque minuti, si schieravano per il primo tempo supplementare. Passavano pochi attimi. Al 5’ si sviluppava sulla destra un’azione fra Manenti e Vitali, assai intricata. Castaldo, il quale benché portasse il numero 11 ha quasi sempre giocato alla destra, onde si può dire che lo scambio di posto fra lui e Morbello è rimasto solamente sulla carta, riceveva la palla da Vitali nella posizione di mezzo destro e, fatti alcuni passi, sferrava un tiro rasoterra, dallo stesso angolo di mira e con lo stesso punto d’arrivo del tiro di Tinazzi novanta minuti prima. Fu come un senso di gelo nel campo bresciano. Impazzivano invece di giocatori grigi, impazzivano i tifosi sulle gradinate. Calò da quella massa scamiciata un grido che aveva l’angoscia di un appello supremo: «Forza grigi!». Ora l’Alessandria non si sarebbe più fatta sorprendere. Cominciavano a calare le forze dei bresciani. Allora, il più anziano e il più glorioso di tutti, Fattori, scese fra gli attaccanti a portare l’aiuto della sua classe e della sua esperienza.
Passò il primo tempo supplementare, cinque minuti di riposo e subito il secondo. Due calci d’angolo venivano battuti contro l’Alessandria nei primi dieci minuti. Il risultato stava ancora una volta come sul filo di un rasoio, uno sbaglio e tutto poteva crollare. Al 10’, su centro di Gasparini, Fattori, a cinque o sei metri dai pali, deviava fulmineo verso la rete. Per un attimo si ebbe l’impressione che il pareggio fosse cosa fatta, ma ecco Stefani balzare, chissà da qual demone ispirato, ed avvinghiare la palla. Il pubblico era scattato in piedi, ma l’urlo restò strozzato in gola. Ora si contavano i minuti. Facce congestionate dappertutto, ma nessuno più urlava, l’emozione era così forte in tutti che tagliava il fiato. Sul campo si stringevano denti per l’ultimo sforzo. Da una parte Albertelli e dall’altra Bersellini avevano preso il comando del gioco: calmo e tempista il primo, tutto fuoco il secondo. Un tiro di Sacchella parve mettere in pericolo Stefani, ma il portiere dei grigi con un gran tuffo avvinghiò la palla, e fu l’ultimo episodio della spasmodica lotta. Al centro del campo, l’arbitro allargò le braccia in croce e il suo gesto per un attimo precedette il fischio finale.
E fu allora che alcuni giocatori crollarono a terra per l’emozione; ed i tifosi scavalcarono la rete per una festosa invasione del terreno. Il gran sogno finalmente diventava realtà. Abbracci, gruppi di uomini avvinghiati per tenersi ben stretti e ridere e piangere insieme; che momento, cari alessandrini! Ma dov’è l’ing. Sacco? Il presidente era ancora confuso nella folla delle tribune, arrivò nello spogliatoio con gli occhi lucidi, rosso in viso, le parole che non riuscivano ad uscirgli dalle labbra. Volle abbracciare i collaboratori più vicini al suo lavoro, abbracciò Pedroni, abbracciò anche Sperone, non poté dir altro che: «Grazie, è un gran giorno, sono contento!». Fuori, i tifosi alessandrini, giunti almeno in diecimila, affluivano rapidamente verso i pullman, accesi in volto e urlanti, i grossi cartelloni agitati in aria. Bisognava tornare presto a casa a raccontare. In Alessandria sarebbe cominciata la veglia nelle strade e attorno ai tavoli dei caffè, chi c’era stato doveva dire com’era andata e come era maturato il grande evento che restituisce finalmente l’Alessandria alla nostra grande storia calcistica. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 24 giugno 1957)

A San Siro l’Alessandria ha superato, dopo un’avvincente e caparbia partita, la diretta rivale bresciana, trovando il gol della più importante vittoria dopo soli 5’ dall’inizio dei supplementari. Alla fine, com’era ovvio che fosse, la gente venuta dal Piemonte ha invaso il campo, ha issato sulle spalle gli eroi della domenica, ha dato libero sfogo alla gioia e all’esaltazione per aver ritrovato finalmente – dopo una stagione spappolafegati – la strada che porta in Serie A. A testa bassa, invece, pur sotto lo scrosciare dei generosi applausi, Fattori ed i suoi si avviarono agli spogliatoi, esausti e condannati a rimanere ancora in Serie B. Eppure, essi erano degni, in tutto e per tutto, dei vincitori!
Ha vinto l’Alessandria. Nulla da dire, sull’affermazione di una squadra che se non ha saputo offrire schemi vivaci, gran gioco d’attacco, ha comunque dimostrato di possedere saldezza di nervi e ottima organizzazione sul centro campo. Ha perduto il Brescia, che senza dubbio meglio ha impressionato come volume d’azioni, come varietà di temi, come forza d’offesa ma che, di contro, ha aperto falle paurose nel suo dispositivo di difesa, peccando oltretutto di precisione nelle fasi conclusive. Evidentemente il gol preso a freddo da Bondaschi, dopo solo 3’ di gioco, ha scombussolato i piani preordinati da Fattori ed ovviamente ha dato respiro agli alessandrini, accentuando la loro prudenza sulla fascia centrale del campo, là dove la tenacia di Nova, gli scatti continui di Sacchella e Gasparini, l’irruente azione di Fraschini, consigliavano un’attenta tenuta ed una guardia stretta. Costretto a recuperare lo svantaggio, il Brescia ha speso troppo presto le sue pur cospicue energie, costringendo Fattori e Neri in avanscoperta e lasciando pressoché sguarnita la retroguardia, vittima lungo l’argo della gara di paurosi lisci e di clamorosi salvataggi in extremis.
Certo in questo periodo – che va al gol di Tinazzi al pareggio di Nova (ed è, praticamente, tutta o quasi la partita) – il Brescia ha dominato il campo, almeno fino all’area alessandrina. Salito in cattedra capitan Fattori, validamente spalleggiato dal bravissimo Neri, abbiamo assistito a saggi di alto stile, a tutta una serie di palle calibrate, di lanci ficcanti, di tocchi perfetti, a sostegno di una manovra velocissima, poggiante sull’intero arco d’attacco. Ma in questa fase, soprattutto, l’Alessandria ha vinto la sua partita. Perché dal massiccio lavoro dei due laterali, i cinque «pivelli» di punta non sono riusciti, almeno fino a quel fatale 36’ della ripresa, a far breccia nell’organizzatissima retroguardia grigia, spremendosi oltre misura, perdendo per strada i riflessi, sciupando, naturalmente, ogni riserva di fiato. Pedroni riuscì (molte le sue entrate fallose, ma innumerevoli i suoi salvataggi) a contenere l’urto di un Nova caparbio quanto mai, punta perforante della squadra bresciana sulla quale, naturalmente, appoggiavano in prevalenza i compagni nell’intento di scardinare la porta di Stefani. E Nardi e Brotto, con rinvii alla paesana, spazzavano via sulle ali cincischianti; Traverso e Albertelli non mollavano la zona, guardandosi bene dal tentar scorribande, preferendo appoggiare ora su Manenti (saggiamente incollato alla mediana), ora su Tinazzi, lucido e scattante come molla oliata di fresco.
Attaccava il Brescia, dunque, a grandi folate. Scattava Sacchella, scattava Gasperini, andava via a testa bassa il «panzer» Nova, cercava la serpentina Fraschini; ma la difesa vigilava, ed i ripicchi e le precipitazioni facevano il resto. Sul piano spettacolare la partita riconciliava col football. Volontà, ritmo, limpidezza di schemi, coordinazione difensiva, consigliavano ai sessantamila applausi mai sentiti a San Siro in un’annata di Serie A. L’Alessandra, senza strafare, contenne l’offensiva avversaria; quindi tentò sortite (specie nella ripresa, quando i bresciani calarono all’inizio, come sfiduciati) poggiando soprattutto su Manenti (per i lanci), su Tinazzi (per gli scatti brucianti) e su Morbello (per azioni in velocità). Certo non era, il suo, un ritmo paragonabile a quello dei Sacchella e compagni: più compassato, meno frizzante, ma comunque sempre pericoloso, anche se valido contributo non traeva dalle fiorettature insignificanti di Vitali o dai pasticcetti di Castaldo (il quale, comunque, ha il grande merito del gol della vittoria, oltre quello di un oscuro quando redditizio lavoro a metà campo). Palle-gol, comunque, il Brescia ne ebbe a bizzeffe, a portata di piede. E quel pareggio, scoccato al 36’ della ripresa, poteva veramente considerarsi come il giusto premio a quella bella, spericolata compagine, che al campionato di B s’era presentata senza pretese e che oggi si trovava di fronte la più grande favorita dell’anno.
Nei supplementari la storia della partita ripeté i suoi fotogrammi. Ma stavolta l’Alessandria riuscì ad andare in vantaggio (magnifico gol di Castaldo) ed il Brescia non ce la fece a rimediare il nuovo pareggio. Chi aveva speso meno (i grigi) riuscì a mantenere lucida la mente, chi troppo aveva dato andò via via sfaldandosi, fatalmente. Né si poteva chiedere di più ad uomini come Fattori e Neri, ormai allo stremo delle loro forze, od ai ragazzi d’attacco, spremuti come limoni e senza più forza di tiro. Eppure, nel suo gran finale generoso, questo Brescia per poco non riuscì a raddrizzare la barca; Fattori, prima, girò a rete una palla che parve destinata al gol (ma Stefani, invece, se la trovò fra le braccia), quindi Nova e Fraschini, allo scadere, regalarono l’ultimo brivido ai sessantamila. Bisogna però aggiungere che in questa fase l’Alessandria uscì più volte dal guscio, sotto la spinta delle due mezzali, sotto il continuo lavoro di Albertelli e Traverso, e più volte arrivò molto vicino al successo. Che non colse per un pezzo di bravura di Bondaschi, per alcune indecisioni di Vitali, per qualche tiro anticipato di Tinazzi e per merito anche di Raimondi, Neri e Provezza, pedine sempre valide in fase di interdizione.
Alla fine, quindi, la vittoria dell’Alessandria può e deve essere ritenuta meritata. Avesse vinto il Brescia, comunque, nulla ci sarebbe stato da dire. Due belle squadre, due stili diversi; certo più brillante la lombarda, più saggia e pratica la piemontese. Fra i vincitori, detto di un Pedroni magnifico coordinatore della retrovia, diremo di Manenti e Tinazzi, di Albertelli e Traverso, nonché di Castaldo, le pedine cioè che più delle altre hanno contribuito alla vittoria. Fra i bresciani ricorderemo i saggi tecnici di Fattori, la volontà di Neri, le buone cause di Fraschini e Bersellini (troppo tardi, però, il ragazzo ha trovato la giusta andatura), l’irruenza a volte disordinata di Nova (dopo un promettentissimo inizio ha pagato il dazio, sotto l’inflessibile frusta del «vecchio» Pedro…), gli scatti di Sacchella, la buona guardia del pur lento Raimondi. Non vorremmo dire di Zamboni; ma non si può dimenticare una pedina che ha costituito, sulla scacchiera, un elemento negativo e un atleta che ha perso il controllo dei nervi arrivando ad offrire due fallacci da espulsione (meglio non dire di quell’arbitro Moriconi a dir poco svagato, per nulla autoritario, certo uno fra i peggiori in campo) che fanno netto stridore in una gara combattuta, ma abbastanza cavallerescamente portata al suo traguardo.
E passiamo alla cronaca spicciola. Senza dilungarci oltre misura. La gara si avvia con un pauroso liscio di Zamboni su Castaldo. Soltanto brividi, ché il tiro di Manenti, susseguente, risulterà facile per Bondaschi. Risposta bresciana con Nova scatenato sulla destra; ottimo il tocco al centro, balorda la girata alta di Gasparini. Alessandria in vantaggio al 3’. Rimessa da fondo campo, palla a Traverso, lancio perforante in profondità; galoppa Tinazzi, entra in area e scocca un tiro preciso, rasoterra, alla destra del portiere. Niente da fare. Imperversa il Brescia. Pedroni rimedia in corner un tiro di Sacchella, quindi salva «di stomaco» una fucilata di Fraschini. Al 7’ azione Nova-Fraschini-Sacchella; tiraccio da buona posizione. Punizione di Fattori (9’); testa di Fraschini e parata tranquilla di Stefani. Fatica «Pedro» su Nova e spesso si salva rudemente. Al 16’ altra punizione di Fattori; manca l’aggancio Fraschini, a due passi dal gol. Magnifica fucilata di Nova (18’) su lancio di Neri: palla appena sopra la traversa. Si rivede l’Alessandria e Raimondi regala un corner agli avversari. Al 28’ Bersellini dà a Nova, che pianta Brotto e stringe; il tiro, comunque, è di tutta facilità per Stefani. Tinazzi, per uno scontro duro, va ai bordi per 1’. Poi Manenti, in area, salva su tiro di Gasparini. Rompe la monotonia della pressione bresciana un’azione di Castaldo, che appoggia a Tinazzi; siamo alla mezz’ora, ed il tiro dell’interno è parato in due tempi. Al 36’ è uno stinco anonimo a respingere la cannonata di Nova, diretta al gol (ancora una punizione calibrata di Fattori). Si chiude, dopo un altro bolide di Nova (alto di poco), con un clamoroso gol sbagliato da Gasparini, perfettamente lanciato da Bersellini.
Ripresa meno brillante. La Alessandria potrebbe raddoppiare all’inizio, sulla magnifica azione di Castaldo; ma Tinazzi manca il tiro. All’8’ Morbello si scatena, semina avversari, centra giusto a Vitali; zompa Manenti in area, quello tarda a toccare la palla, sicché Moriconi «pesca» in fuori gioco l’interno, un attimo prima che questi realizzi. Botte e risposte senza costrutto. Pedroni cintura Nova, Zamboni e Brotto si scalciano sul centro campo. Al 22’ si ripete il terzino bresciano, entrando a catapulta su Castaldo. Moriconi non fa neanche una piega… Al 30’ nuovo fallo di Pedroni entro il semicerchio dell’area; batte Fattori, con diabolica astuzia; la palla ad effetto «dribbla» la barriera e va verso il gol; la traversa, beffarda, respinge. Esce spericolato Bondaschi sui piedi di Manenti (34’), quindi arriva il pareggio. Calcio d’angolo (36’) che Bersellini batte; palla che Stefani non trattiene, che Pedroni cerca di allontanare, che Nova aggancia e scaraventa in rete. Tutto da rifare, allora.
Supplementari. Stanchezza che tien banco, riflessi che più non rispondono. Un fallaccio di Raimondi su Vitali (2’), un bel tiro di Fraschini, parato da Stefani (3’), una buona occasione sciupata da Manenti (4’). Ed eccoci al gol della vittoria, al gol che vale un campionato. 6’: Manenti sulla destra lavora la palla e serve giusto Castaldo, pronto allo scatto; Raimondi non anticipa, quello lo aggira e fila come un diretto verso l’area, stringendo; scocca il tiro a mezza altezza, Castaldo, assolutamente imparabile. È la Serie A. Registriamo un nuovo fallaccio da espulsione del solito Zamboni, stavolta ai danni di Brotto, un tiro di Gasparini parato, una magnifica uscita di Bondaschi a salvare il gol su tiro di Tinazzi. Poi si cambia campo. Due corner rimedia il Brescia, nel suo gran finale. Null’altro. Al 10’ Bersellini serve Gasparini, questi centra giusto e Fattori, appostato, gira debolmente a rete: sembra gol, ma poi si vede uscir Stefani con la palla fra le mani. Si finisce con una bella girata di Nova, senza fortuna. Quindi la apoteosi per i vincitori.
Magnifico spettacolo di folla a San Siro; sessantamila ci sono tutti, a far degna cornice allo spareggio dei cadetti. Il pomeriggio afoso risparmia comunque la sferza del sole, perennemente nascosto dietro nuvoloni vaganti. Nessun incidente degno di rilievo (una botta a Tinazzi nel primo tempo, qualche duro scontro, fra Nova e Pedroni e fra Zamboni e Brotto). L’Alessandria presenta Morbello con la maglia numero 7, ma in effetti questi gioca all’ala sinistra; Castaldo funge da ala destra, o da mezzala arretrata. Il Brescia, all’inizio dei supplementari, sposta Fattori a terzino e avanza Provezza sulla mediana; subito il gol, tutto ritorna normale. (Angelo Ponti, «La Gazzetta dello Sport», 24 giugno 1957)

Con l’astuzia, i maliziosi alessandrini hanno messo nel sacco i bresciani. Astuzia e freddezza hanno dato la vittoria ai grigi, i quali nella prossima stagione potranno così far parte della massima divisione. Il Brescia ha commesso l’errore di aver voluto affrontare di petto un avversario abilissimo nello schivare i colpi, sgusciante come un’anguilla, impenetrabile e calmo anche in una partita angosciosamente decisiva come quella di oggi. La rete segnata di sorpresa al terzo minuto dai piemontesi in qualche modo scusa il comportamento dei bresciani, però è pur vero che una volta raggiunto il pareggio la squadra di Fattori non ha mutato la sua maniera di attaccare e di difendersi.
L’Alessandria sviluppa un gioco sfuggente, fatto di pause, di accorti vuoti, di manovre ritardatrici; sa aspettare al varco l’avversario, sa rinunciare al tiro se la rinuncia è conveniente, ha la pazienza del cacciatore di lepri che si nasconde per ore e ore in un cespuglio posto sulla strada dell’animale inseguito dai cani e non spara a colpo sicuro. Oggi non doveva freddare una lepre l’Alessandria, ma la leonessa bresciana e l’appostamento è stato più lungo e più pericoloso, ma alla fine l’infallibile doppietta ha fatto centro.
Dopo cinque minuti di gioco chi ha dimestichezza di cose calcistiche avrebbe potuto segnare sul taccuino l’esito dell’incontro. Il Brescia aveva premuto l’acceleratore sino in fondo ed era andato a cozzare contro la difesa alessandrina, arrestandosi e rimbalzando come avesse urtato contro un muro di gomma. I grigi si erano ritirati ordinatamente e avevano richiamato le mezze ali a metà campo, lasciando sguarnito il settore di prima linea. L’inaspettata remissività degli avversari, invece di rendere guardinghi i bresciani, li ha eccitati al punto che al secondo minuto di gioco ben nove azzurri erano entrati nella metà campo alessandrina. Il vecchio fattori si era spinto addirittura in area di rigore e alle sue spalle c’era il vuoto. Era il momento buono per vibrare la mazzata, e l’Alessandria vibrò il colpo con estrema violenza. Pedroni lanciò Tinazzi il quale filò via come una saetta, entrò in area e con secco tiro di sghimbescio fulminò il portiere. Si era al terzo minuto, non era necessario aver fretta.
Invece, il Brescia istintivamente si buttò a corpo morto all’attacco, prese a menare botte da orbi. Metteva le azioni una dietro l’altra come un forsennato sparava con un cannone per colpire un passerotto. L’Alessandria, invece, si difendeva in modo organizzato, senza scomporsi; non poteva rovesciare la situazione perché i ventenni della prima linea bresciana non glielo permettevano, ma insomma impediva loro di tirare in porta. Un errore grossolano della difesa ha poi dato il pareggio al Brescia, ma ormai la squadra era sfinita, aveva i muscoli rotti e nei tempi supplementari l’Alessandria non ha avuto difficoltà a insaccare la palla della vittoria in rete. Se la mediana bresciana fosse giovane come il resto della squadra, forse la linea di attacco avrebbe dato buoni risultati; forse sì, forse no, è certo che verso la fine dei 90 minuti i laterali Fattori e Neri non si reggevano più in piedi e che nei tempi supplementari i due sono scomparsi del tutto. Si è perciò verificata una frattura tra la prima linea e la difesa e attraverso questo varco sono passati i grigi per raggiungere la vittoria. E ora vi sunteggiamo la cronaca dell’appassionante partita.
Settantamila spettatori si accalcano sulle gradinate del doppio anello. Da Alessandria e da Brescia sono venute migliaia di automobili e i vigili non hanno avuto un attimo di requie per tutto il pomeriggio: il doppio tempo ai semafori è sconosciuto ai provinciali e vi sono state diecine di scontri, litigi a non finire; le sirene delle autoambulanze hanno urlano ininterrottamente per le strade della metropoli. Bresciani e alessandrini si picchiano di santa ragione ancora prima dell’inizio.
Poi, come vi abbiamo descritto sopra, l’Alessandria segna. Il Brescia apre le dighe. Per tutto il primo tempo i ragazzi bresciani vanno alla carica. Si mette presto in luce il centroattacco Nova, un atletico diciannovenne alto circa un metro e novanta, sano, rosso in volto, che contende ogni palla al pallido Pedroni, il quale nella Serie B ha imparato a essere ancora più duro, maligno di quanto non fosse nel Milan. I due si scontrano ripetutamente e il giovane ribatte con furia e ingenuità ai colpi del vecchio campione. Per Pedroni, Nova è un osso durissimo e spesso ha la peggio. Il Brescia ha la forza e l’audacia di un toro: le sue corna, però, non infilano il torero, che si scansa abilmente. Pedroni, Nardi, Brotto, Traverso e Albertelli, schierati orizzontalmente, fermano la corsa del Brescia. Invano, Fattori e Neri spingono Nova, Sacchella, Fraschini, Bersellini e Gasparini. I due portieri rimangono inattivi, eppure il gioco non sosta e non annoia.
Nella ripresa, il Brescia insiste, ma la sua andatura, ora, è meno energica. Ora l’Alessandria non rimane più in guardia davanti alla porta, spesso avanza con tutti i suoi attaccanti e Morbello e Tinazzi entrano in area e tirano: fuori. Morbello si scontra con Zamboni, il centromediano Raimondi fatica a tener testa al diafano Vitali (un longilineo con gambe vaccine), che si sposta con scaltrezza e passa palloni ottimi alle ali. Proprio Morbello, all’8’, porge a Manenti una palla che la mezz’ala mette in rete, ma l’arbitro annulla il punto per fuori gioco (discutibile). Al 30’, su punizione, Fattori colpisce la traversa. Al 36’, il Brescia pareggia: su calcio d’angolo tirato da Gasparini, saltano il portiere e Pedroni; il centromediano tocca di testa la sfera, che va nei piedi di Nova, il quale la scaglia in rete con una cannonata formidabile in cui c’è tutta l’ira repressa accumulata nella partita. Pareggio: la paura prende anche l’Alessandria e i 22 calciatori in campo si menano botte da orbi.
Nel primo tempo supplementare, la mediana bresciana crolla e al 6’ Castaldo, lanciato da Manenti, fugge e segna con un secco tiro trasversale da una quindicina di metri. Raimondi, gingillandosi con la palla a metà campo, ha favorito i grigi, però va detto che Neri e Fattori non gli erano vicini, pronti a ricevere il passaggio. Il Brescia, in svantaggio, riprende ad attaccare, ma è sfiancato e l’Alessandria non fatica a parare le minacce. Nel breve intervallo, i giocatori si sdraiano per terra come morti. Nel secondo tempo supplementare, il Brescia attacca e l’Alessandria risponde con forza e sfiora ancora il successo. È finita! (Martin, «l’Unità», 24 giugno 1957)

Ci sono voluti centocinquanta minuti di gioco per definire la questione di superiorità fra Alessandria e Brescia e per individuare la squadra che quest’altr’anno giocherà in Serie A. Dopo due ore e mezzo estenuanti, i piemontesi hanno avuto la meglio; meritatamente, dato che hanno dimostrato nei confronti del Brescia di possedere una più solida inquadratura di squadra, di avere un gioco complessivamente maturo in linea tecnica rispetto al Brescia. Se fosse stata più matura, la formazione azzurra non si sarebbe lasciato sfuggire il successo dopo il primo tempo, che avrebbe potuto essere incontestabilmente suo solo se un terzo delle occasioni da gol create a ripetizione fosse stato sfruttato. Ha commesso il grave errore di spendere tutte le sue energie nei 45 minuti iniziali, allo scopo di rimediare a quel gol subito in apertura, che ha deciso del risultato.
Si è visto chiaramente all’inizio della ripresa che l’Alessandria ha avuto il grosso vantaggio di poter condurre la maggior parte della partita, vantaggio che non ha costretto quindi a quel dispendio di energia. Questo fattore è stato determinante nei tempi supplementari, quando più la tecnica era necessaria che non le risorse dei singoli. Il gioco, a tratti pregevole nel primo tempo, è andato scadendo di tono nella ripresa, per scendere ancor più notevolmente nei tempi supplementari. La stanchezza ha avuto come logica conseguenza il ricordo, da parte soprattutto dei difensori, a spiacevoli scorrettezze. Buon per tutti che il romano Moriconi era in buona giornata!
Il Brescia ha perso per il non lodevole assetto delle sue retrovie: tanto il goal di Tinazzi in apertura di incontro quanto quello decisivo di Castaldo hanno avuto come motivo dominante il vuoto lasciato in zona difensiva dai due laterali. Neri e Fattori, pregevoli costruttori di gioco a centro campo e soprattutto da fermi, hanno avuto il difetto di spingersi troppo avanti senza avere sufficienti energie per «rientrare» in zona al momento opportuno. Da questo fatto sono derivati i guai più grossi (ed i due goal) per il Brescia.
Pochi cenni di cronaca. Non passano tre minuti che l’Alessandria è già in vantaggio: Castaldo manovra sulla destra, poi, approfittando della latitanza di Fattori, porge a Tinazzi libero al limite dell’area. L’interno alessandrino fa due passi, poi, liberissimo, tira non forte ma preciso nell’angolo destro di Bondaschi, assai incerto e titubante. Inizia il contrattacco del Brescia, ma Sacchella, Nova e Gasparini si danno da fare per sbagliare in competizione palloni decisivi: clamorosi quelli di Nova e Gasparini, rispettivamente al 40’ ed al 44’.
Al 7’ della ripresa (sono i grigi a comandare le operazioni), Tinazzi segna su passaggio di Vitali, ma Moriconi annulla per fuori gioco, assai dubbio, dell’attaccante alessandrino. Poi riprende quota il Brescia, mentre il gioco si fa sempre più scorretto, tanto che al 20’ l’arbitro è costretto a chiamare i capitani delle due squadre per ottenere una condotta più corretta. Alla mezz’ora della ripresa, punizione dal limite per fallo di Pedroni su Nova: Fattori indovina la traiettoria esatta, ma il pallone colpisce la traversa e rientra in campo. Sei minuti più tardi, finalmente, il pareggio del Brescia: sul corner battuto da Gasparini, dalla sinistra, il pallone spiove sul gruppo compatto dei difensori e degli attaccanti. Stefani abbozza un tentativo di respinta a pugno, ma la palla cade sui piedi di Nova che spara un terrificante tiro a rete: il pareggio è cosa fatta.
Si deve ricorrere quindi ai tempi supplementari. Dopo una breve sosta degli atleti in campo, si riprende con i giocatori stanchissimi. Al 5’ del primo tempo supplementare, Manenti manovra ancora sulla destra, come nell’azione del primo gol, poi porge a Castaldo; l’estremo alessandrino, approfittando di una incertezza di Raimondi, batte agevolmente Bondaschi. Più nulla da fare per il Brescia, che si spreme inutilmente all’attacco. Ancora al 10’ del secondo tempo supplementare, Gasparini parte in favorevole posizione, ma Fattori si incarica di sbagliare il tiro al volo mandandolo esattamente fra le braccia di Stefani. Ancora cinque minuti di gioco disordinato e caotico e poi la fine.
Pacifica invasione di campo da parte dei tifosi alessandrini, che salutano il rientro della loro squadra nella massima divisione. Giornata calda e piuttosto ventilata. Allo stadio di San Siro sono arrivati da Brescia e da Alessandria carovane di tifosi che hanno riempito lo stadio per una capienza di circa 60.000 posti. Nessun incidente nel corso della partita. (Giulio Signori, «Corriere dello Sport», 24 giugno 1957)

L’Alessandria è stata promossa alla Serie A. Come volevasi dimostrare: A, come Alessandria; B, come Brescia. Una vittoria agognata e contesa, stupenda per la sua incertezza e raggiunta di fronte ad un pubblico degno di un grande incontro internazionale. La provincia ha dimostrato ancora una volta agli spettatori metropolitani come si combatte e si vince nel nome dello sport.
Dal canto nostro, non abbiamo mai dubitato sul successo finale dei grigi, perché avevamo a disposizione tanti giocatori da comporre due squadre, se questi elementi fossero stati allenati razionalmente. I provvedimenti sono stati presi in ritardo, dopo il 3-3 col Como, ma l’azione di ricupero morale, svolta con l’esempio da Pedroni, ed il ricupero tecnico, affidato saggiamente al prof. De Sisti ed al taciturno Robotti, hanno fatto sì che i giocatori potessero giungere alla partita decisiva in grado di giocare non solo i novanta minuti regolamentari, ma di chiudere in bellezza i tempi supplementari. I grigi hanno entusiasmato i tecnici perché, mentre l’orologio scandiva inesorabile il tempo, non sono ricorsi ai mezzucci, quali quello di buttar la palla fuori campo per acquistare tempo: pacatamente i nostri mediani manovravano la palla radente, ricostruendo azioni di pregevole fattura, dominando la metà campo e creando occasioni propizie ai nostri avanti.
La vittoria dei grigi ha avuto due pilastri a degna corona dell’inesauribile Pedroni: Albertelli e Traverso, elementi nostrani, che erano costati alla società 500.000 lire complessivamente. Questo il significato del successo, raggiunto in uno stadio rigurgitante di folla, con due giovani – Morbello e Brotto – che ancora lo scorso anno si allenavano nelle squadre del loro paese, segnando il limite delle porte sui prati, con le giacche e la camicia. La grande arena li ha visti emergere alla distanza, e ciò è stato commovente. Tutti i giocatori hanno profuso le loro migliori energie, è grande è stato Pedroni nel mantenersi calmo di fronte ai fischi degli interisti ed a quelli dell’arbitro. Stefani, Nardi, Castaldo, Manenti e Vitali e Morbello, per salire fino a Tinazzi, che ha svettato tecnicamente sui 22 uomini in campo, hanno dato tutto. La nostra mediana ha tenuto le redini della partita e Traverso ed Albertelli, pur nel clima arroventato dell’incontro, hanno dimostrato di essere elementi che sanno combattere senza rischiare di farsi espellere, banalmente, a danno della squadra. Partita intelligente in tutte le sue fasi.
Ci sia permesso di porgere un plauso anche al pubblico, al pubblico di tutta la provincia, perché gli sportivi erano giunti da Ovada e Casale, Caldirola e Quattordio, da Valenza ed Acqui, dopo aver mobilitato tutti i mezzi di trasporto; come ai tempi d’oro del calcio alessandrino, abbiamo notato frotte di giovani raggiungere Milano in bicicletta, sventolando vessilli tanto grandi da… mettere in moto una barca a vela. L’entusiasmo del nostro pubblico, sugli spalti di San Siro e dopo la partita, hanno commosso anche l’ing. Sacco, il quale ha dichiarato ai giornalisti: «Il pubblico alessandrino ha risposto bene, e non soltanto dal lato finanziario: è un pubblico che merita ancora maggiori soddisfazioni. Domenica sera sembravano tutti impazziti dalla gioia, sono veramente contento anche per loro».
Per la cronaca, riportiamo che l’Alessandria ha giocato nella seguente formazione […]. Le reti sono state segnate da Tinazzi, su passaggio di Albertelli, al 3’ del primo tempo; da Nova del Brescia al 36’ della ripresa; da Castaldo al 5’ del primo tempo supplementare, su passaggio di Vitali. Arbitro, invero poco brillante, il sig. Moriconi di Roma. Una regolarissima rete di Manenti su passaggio di Vitali è stata annullata inspiegabilmente ed un marchiano fallo su Vitali, punibile con calcio di rigore, non è stato rilevato dall’arbitro.
Domenica sera i grigi, giunti in Alessandria, sono stati accolti in piazza Libertà da una strabocchevole folla, che li ha voluti festeggiare con un entusiasmo davvero commovente. L’ing. Sacco, con i dirigenti e gli atleti, è stato poi ricevuto in Municipio dal vicesindaco Villa, che ha pronunciato espressioni di compiacimento e di gioia per il ritorno della compagine in Serie A. Al Presidente ed ai giocatori sarà donata dal Comune una medaglia d’oro, artisticamente coniata. Ieri sera dirigenti e giocatori dell’Alessandria U.S. si sono recati a bordo di un autopullman a Saint-Vincent per partecipare ai festeggiamenti indetti in onore della nostra squadra dalla Sitav. I giocatori grigi, per l’incontro col Brescia, hanno percepito un premio – stabilito su basi federali – complessivo, di lire 4.500.000, da dividersi in base alle presenze in squadra: la maggior parte toccherà a Morbello, presente a tutte le partite: l’ala sinistra incasserà circa 400.000 lire. Seguono Pedroni e Castaldo con 32 presenze, Russi con 31, eccetera.
Numerosi sono i telegrammi di compiacimento e di auguri pervenuti all’Alessandria U.S. dopo la partita col Brescia. Quasi tutte le società di Serie A hanno voluto porgere il loro saluto di benvenuto ai grigi nella massima divisione: hanno telegrafato anchei Mike Bongiorno, Edy Campagnoli e Paola Bolognani, l’esperta di calcio di «Lascia o raddoppia?». Innumerevoli tifosi alessandrini che hanno scritto dall’Italia e dall’estero. Particolarmente entusiastica è stata la missiva del sig. Giulio Morano, da Chiavari. Il bar Piccione di piazza Garibaldi ringrazia la sua affezionata clientela, accorsa a Milano ad incitare validamente la squadra grigia. Un particolare ringraziamento rivolge al sig. Copini, ideatore ed accompagnatore dei due vessilli grigioblù, ammiratissimi dai 70.000 spettatori di San Siro. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 28 giugno 1957)

Sergio Giovannelli

https://www.museogrigio.it/wp/la-partita-piu-importante/?fbclid=IwAR1xcmwZ14hSaQf4cKElED8wHYLIi9WChKEhrI3blHEIp6OBNyYOtRNyXjI