Alessandria – a cavallo tra il 1400 e il 1500

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Nell’immagine: veduta immaginaria della Città, risalente al 1547 da autore ignoto

Alla fine del secolo, nel 1496, si diffuse in Alessandria un’epidemia di sifilide, proveniente da Genova, poiché, questa malattia si propagava generalmente lungo le vie commerciali, soprattutto quelle che facevano capo a città portuali, dove era particolarmente radicata.
Durante tale epidemia si verificò un tragico episodio: tutti i corsi d’acqua dell’alessandrino che, gonfiati dalla pioggia continua, avevano formato un lago nella pianura che andava da Castellazzo sino ai piedi delle colline di Alessandria, travolsero le numerose persone che, per sfuggire al contagio, avevano cercato scampo fuori città
Oltre ai danni causati dalle guerre, nella prima metà del 1500 la città subì anche quelli prodotti dalle avversità atmosferiche. In tale periodo, infatti, si registrò una serie numerosa e continua di inverni molto rigidi, accompagnati da abbondanti e frequenti piogge in primavera e in autunno e da siccità e calure insopportabili durante l’estate. Queste condizioni climatiche protrattesi per diversi anni compromisero in parte o totalmente il raccolto, creando situazioni di grave carestia o addirittura la fame, come avvenne in alcune annate nel periodo 1527-1529-1539 e 1542 (nel 1542 la fame fu durissima, perché ai danni provocati dal maltempo si aggiunsero quelli prodotti da un’invasione di locuste). Ma la serie degli anni di carestia non conobbe tregua, continuò anche negli anni successivi e fu particolarmente grave nel 1549. Le cronache ricordano che nel periodo di grandi calamità naturali vi furono interventi da parte della cittadinanza per aiutare i più bisognosi.
In questo periodo, in aggiunta alle grandi calamità sopra- descritte, compare anche la peste. Di questa peste, apparsa fra ottobre e dicembre del 1527, le cronache ci presentano un quadro spaventoso. «I cadaveri insepolti richiamarono in città branchi di lupi che, penetrati nelle case, divoravano i bambini incustoditi. Il Comune offrì premi in denaro a coloro che catturavano e consegnavano un lupo vivo o morto. Finita la peste i lupi scomparirono»