ACQUI TERME

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Avete capito perché i Romani erano affascinati dalla bellezza di questo posto già abitato dai Liguri Stazielli. Immaginate com’era questa vallata più di 2100 anni fa: pieno di verde (e probabilmente c’erano più alberi), sorgenti di acqua sulfurea (oggi la Bollente, Lago delle Sorgenti, Acqua Marcia) e di corsi d’acqua (Bormida, Erro, Usignolo, Faetta, Medrio, Ravanasco); incorniciata da verdi colline dell’Appennino ligure-piemontese e del Monferrato. Qui fondarono la città, Aquae Statiellae (Acqui Stazielli), perché c’erano tante acque, in particolare quelle calde e sulfuree con il quale i romani intuirono le proprietà curative e sempre con il loro intuito sorsero gli stabilimenti termali, diventando così la più importante città termale dell’Impero Romano.
(photo author Pupi Alifredi, posted by Davide Di Benedetto)

Com’era Acqui Terme al tempo dei romani? Ecco la prima mappa panoramica

La prima mappa panoramica della storica Aquae Statiellae

C’era il teatro, vicino alle terme; il foro con l’area sacra subito oltre il rio che tagliava a metà l’area urbana; da lì partiva un quartiere residenziale di ville e case di prestigio; poco fuori l’abitato, verso un fiume allora lontano, ecco un altro stabilimento termale e proprio di fronte lo stadio, cioè l’area dove si praticavano attività un po’ più cruente del football. Più in là l’acquedotto che arrivava fino alla collina sovrastante la città. Fra l’Aquae Statiellae dei romani e l’attuale Acqui Terme le differenze ci sono ma non tali da non poter riconoscerne gli elementi costitutivi a distanza di 2000 anni. Gli archeologi finora hanno fatto molto per riportarla in luce, ma per darne una visione completa, comprensibile a tutti, ci voleva un cartografo con grandi capacità di sintesi e di visione complessiva.

Ci voleva cioè Francesco Corni, che nell’Atlante Cisalpino ha già ricostruito molte città latine del Nord Italia, fra cui Libarna. Non Acqui perché mancavano sugli elementi principali le certezze archeologiche che invece oggi ci sono. Così si è messo al lavoro sollecitato dal Rotary e dalla rivista «Bell’Italia» con cui collabora.Ieri il risultato, la prima mappa panoramica di Acquae Statiellae, è stato presentato a Palazzo Robellini. C’erano, oltre a Corni, la direttrice di Bell’Italia (e Gardenia) Emanuela Rosa-Clot, torinese che ha scoperto le bellezze dell’Acquese, specie quelle vinicole (coltiva Dolcetto a Cartosio), la presidente del Rotary, Elisabetta Fratelli Franchiolo, e il direttore del Museo Archeologico, Alberto Bacchetta, cui copie della mappa, trasformata anche in agile pieghevole, sono state affidate affinché le diffonda.

Come dunque la città nel periodo di maggior splendore, tra il I secolo avanti Cristo e il III d.C.? Intanto non aveva mura, bastava alla sicurezza la «pax romana». Per trovarne i confini Corni ha dovuto affidarsi alle necropoli che sorgevano attorno all’abitato. Il centro era l’attuale Bollente, fonte dono degli dei alle cui spalle si trovava il teatro. Oltre il Medrio (rio «mediano» appunto) c’era il Foro, in piazza Addolorata, e accanto l’area sacra da cui partivano vie oblique, di cui una era il corso principale dei quartieri «patrizi» a nord est. A sud l’acquedotto che arrivava dalla Valle Erro scavalcava il Bormida («Forse con dei sifoni sotterranei – dice Corni -, nel ’400 furono trovate tubazioni di piombo») per arrivare sulla cima della Pisterna, da cui l’acqua scendeva copiosa su Acqui. Fantasia? Non tanta: «Ho ricostruito i rioni e le strade secondo le indicazioni fornite dagli scavi archeologici. Solo non si è ancora riusciti a trovare i resti del Macellum, che non poteva mancare. L’ho sistemato accanto al Foro, come ad Alba o Bene Vagienna».

Dalla mappa scaturiscono altre iniziative. Intanto sarà pubblicata sul prossimo numero di Bell’Italia e Corni ha assicurato che l’inserirà anche nell’Atlante Cisalpino. Molto più intrigante, però, è il progetto di realizzare un App per tablet e smartphone che utilizzi la «realtà aumentata» per offrire ai turisti in giro per Acqui dati. informazioni, storie relativi al luogo in cui si trovano e a quello che vedono. Si tratta «solo» di trovare i finanziamenti. Così come è stata ventilata l’ipotesi di una ricostruzione virtuale in 3D (e a colori ovviamente) come quelle che ad esempio utilizzano Piero e Alberto Angela nei loro programmi di divulgazione storico-scientifica. Insomma un’Aquae Statiellae da poter osservare in tutto il suo splendore.

Piero Bottino
Acqui Terme
http://www.lastampa.it/2016/06/25/edizioni/alessandria/comera-acqui-terme-al-tempo-dei-romani-ecco-la-prima-mappa-panoramica-fvloxQrRcCqddCNSl9UWPK/pagina.html

foto Sergio Di